5 novembre 2019. L’ultimo gol di Victor Osimhen in Champions League ha una data che i tifosi del Napoli difficilmente possono dimenticare, perché è quella dell’ammutinamento dopo la gara contro il Salisburgo. All’epoca, però, Victor giocava ancora con il Lille e quel gol lo ha segnato contro il Valencia. Poi un lunghissimo digiuno che si è interrotto ieri sera contro l’Ajax.
La chiusura di un cerchio che per il nigeriano rischiava di diventare maledetto. Sì, perché la prima occasione per sbloccarsi nuovamente in Champions era arrivata proprio all’esordio stagionale, contro il Liverpool, ma l’errore dal dischetto lo aveva fatto rimanere a secco. Poi, come se non bastasse, era arrivato l’infortunio muscolare che lo ha tenuto ai box per oltre un mese costringendolo a saltare le successive sfide con Rangers e Ajax che sono coincise con le ennesime scorpacciate europee degli azzurri.
Ecco perché ieri, quando Luciano Spalletti gli ha detto di entrare e prendere il posto di Raspadori, Osimhen aveva una fame da cannibale. Avrebbe mangiato il mondo intero e come al solito non ha faticato troppo a farlo capire.
Si è lanciato su ogni pallone: dal primo istante in cui ha messo piede in campo. E poi la disperazione. Per uno stop sbagliato, per un assist fuori misura e infine anche per quella bandierina che si è alzata dopo l’assist perfetto (o quasi) di Ndombele. Il gol era arrivato in quel preciso istante, ma l’arbitro gli ha cancellato il sorriso subito, ma non per sempre. Osimhen è rimasto a terra a sbracciarsi, lamentandosi per quella decisione a suo avviso sbagliata. Ma gli dei del calcio avevano solo deciso di farlo aspettare ancora un po’. Questione di minuti, ma anche di opportunità. Victor ha saputo aspettare ma aveva così tanta fame che l’occasione è andato a costruirsela da solo.
Ha capito che Blind sarebbe andato in difficoltà se messo sotto pressione, gli ha tolto prima l’ossigeno e poi il pallone ritrovandosi solo soletto a porta vuota. Tutto troppo facile, ma anche tutto troppo bello per Osimhen che in un attimo si è ritrovato sotto la curva del Maradona a mulinare le braccia entusiasta. Una gioia incontenibile la sua che prima si è tolto la maglia azzurra e poi avrebbe anche voluto stracciarsi da dosso la canotta. Si è strappato via la mascherina protettiva per lo zigomo (che oramai usa più per scaramanzia che per altro) e poi è andato a raccogliere l’abbraccio di compagni e tifosi. Un’immagine pazzesca, quella dell’incredibile Hulk che per una volta non è vestito di verde ma di azzurro. Il messaggio migliore da inviare a Spalletti che adesso sa di aver ritrovato il bomber che sulla carta avrebbe dovuto trainare l’attacco del Napoli.
Lo stop per il problema muscolare non sembra averlo frenato, anzi. Ha ancora una voglia matta, di lasciare il segno e riprendersi il posto da titolare che Raspadori e Simeone si sono contesi durante queste settimane di sua assenza.