Partiamo da una considerazione di etichetta, protocollo e galateo funebre. Nessuno, si spera, avrà a pigliarsi collera se al posto del tradizionale zucchero e caffè in casa del defunto i napoletani hanno portato tre palloni. Del resto era una partita di calcio, no? Si doveva giocare e si è giocata. Senza tifosi azzurri e in uno stadio strapieno di scozzesi. E per tutto il primo tempo, forse intimiditi da quella enorme bandiera britannica con la sagoma di fu sua Maestà, gli azzurri hanno sbattuto contro la resistenza indigena. Poi, dopo la ripresa, il turning point non tanto della partita ma forse della stagione intera. L’arbitro assegna un rigore al Napoli: Zielinski lo tira, lo sbaglia, Politano su ribattuta segna, l’arbitro annulla, Zielinski un’altra volta sul dischetto, sbaglia di nuovo. Ce n’era abbastanza per dire Amici miei, sapete che c’è di nuovo? Jatevenn vuie e sti rigori e abbandonare con una scusa il campo e invece no.
Questo ottovolante di emozioni nel giro di 2’ ha dato la stura a qualcosa di inaspettato. Il Napoli ottiene un altro rigore e lo trasforma, grazie a Politano. E poi segna un altro gol, con Raspadori, al termine di un’azione spumeggiante innescata da Ndombelé. Si lui. Quello che tutti stavamo aspettando. Lui proprio. Che per confermarci di essersi finalmente liberato di un jet lag durato più o meno due mesi mette a segno persino la rete personale regalando ai napoletani più di una ragione per restare a bocca aperta davanti agli schermi. Più che una partita, insomma, un film della Marvel con dulcis in fundo Rrahmani che con un tocco di panza evita la beffa di un rigore contro. What a Napoli, signori. God save Spalletti!