Mentre il mondo intero attendeva col fiato sospeso l’esito dello spoglio elettorale in Nevada una piccola parte di umanità vivente ai piedi di un vulcano attivo attendeva col medesimo spasimo l’esito di una partita di pallone in Croazia. Sì perché è vero che da un lato ieri si decideva tra la vittoria di Biden o la riconferma di Trump alla Casa Bianca e però è pur vero che a Napoli si decideva tra il ricovero sine die dei tifosi al Frullone e la loro sopravvivenza attaccati al filo almeno della qualificazione in Europa League. E la partita tra gli azzurri e i croati non è stata meno avvincente dello scontro con tweet al vetriolo tra il presidente americano e lo sfidante democratico. Non solo e non tanto perché anche qui c’è stata una predominanza iniziale, poi un pareggio e infine una rimonta quanto perché, esattamente come per gli Usa, per Rijeka-Napoli per molto tempo non si è capito niente. Gli azzurri completamente in balia dei croati, sotto di un gol e con il rischio di prenderne a pacchi da dieci a furia di lasciare agli avversari distese fiorite di spazi tra centrocampo e difesa.
Per fortuna però a un certo punto, forse per onorare la memoria di Sergio Matteucci ieri scomparso, a Mertens è venuta in mente la catapulta infernale dei fratelli Derrick e pur non potendola mettere da solo in piedi vista la precaria forma atletica sua e in generale di tutta la squadra ha pensato bene di schiattare almeno un pallone buono in mezzo all’area. Gol di Demme, pareggio e rinascita. Così il Napoli ha risalito la china e complice un autogol croato ha portato a casa la pelle. Non è stata una serata esaltante? Sicuro. E però quanti possono dire di aver portato a casa lo stesso i tre punti dopo una serata non esaltante, jamm!