È stata un’apnea lunga quasi dieci minuti, forse
qualcosa in più ma nessun discorso fiume: ha alzato la voce,
ma certo non si è sentito l’odore di napalm nello
spogliatoio di Castel Volturno. Ma ha affrontato la squadra a muso
duro, Sarri, deluso per il pari di sabato. E anche il ds Giuntoli,
quando ha preso la parola, lo ha fatto per mettere i puntini sulle
i. Un uno-due a cui il gruppo capeggiato da Hamsik e Mertens, ha
reagito recitando un mea culpa, consapevole che se si pareggia sul
campo del Sassuolo non si possono certo aspettare dei mazzi di
fiori. Tutti i propositi di rimonta si giocano tra il Chievo, il
Milan e l’Udinese, prima dello scontro diretto dello Juventus
Stadium: bisogna arrivare alla gara del 22 aprile senza perdere
altro terreno, magari recuperando qualche punto.
E allora Sarri per pochi minuti, prima dell’allenamento, si
è trasformato in ghepardo, zanne e artigli per spiegare al
suo Napoli che a Reggio Emilia la strada maestra è stata
smarrita. Per questo l’allenatore azzurro è apparso
concentrato più del solito, a tratti rabbioso, perché
la fatica di questi nove mesi si fa sentire, e nella fatica ci sono
le tensioni accumulate, le arrabbiature, le pressioni di vario tipo
che la panchina del Napoli garantisce a prescindere. «Bisogna
cambiare passo, subito».
Lasciare due punti sul campo di una formazione che ha quasi 50
punti in meno farebbe venire la trebisonda a chiunque. Quindi
inevitabile il dispetto e la rabbia. «Non eravamo noi e
questa cosa non possiamo permettercela», la sintesi
dell’intervento dell’allenatore di Figline. Al suo fianco,
come un gemello-siamese Cristiano Giuntoli. Il messaggio è
di quelli lapalissiani: altro che bandiera bianca, qui a Castel
Volturno c’è tutto tranne la voglia della resa
incondizionata. Quattro punti non sono nulla, hanno spiegato i
giocatori dandosi coraggio. Nessun processo, ci mancherebbe,
nessuna voglia di mettere sul banco degli imputati questo o quello:
Sarri ha parlato alla squadra ben sapendo che in queste otto
giornate la tensione non può che salire perché
c’è la storia che chiama.
Sarri, in questo suo triennio, ha restituito all’ambiente il
senso del gruppo, ha portato regole di comportamento, ha compiuto
scelte oneste. E alla Juventus Sarri vuole rimanere aggrappato con
le unghie, perché stare ancora lì è per certi
versi un piccolo miracolo.
From: Il Mattino.