Un primo tempo da vergognarsi, una ripresa da applausi e soprattutto un grande segnale di lucidità e di concretezza, con il ritorno alla vittoria attesa da tre mesi. Al 94’ l’autorete di Obiang pressato da Elmas, entrato nella ripresa al posto dello spento Fabian, mossa azzeccata di Gattuso. A pareggiare, a inizio ripresa, aveva provveduto un altro centrocampista, Allan, proprio il brasiliano indicato come uno dei capi della rivolta del 5 novembre post-Salisburgo. Quarantacinque minuti da incubo, tra i peggiori visti in questo campionato già deludente, e poi altri quarantacinque da applausi, pur considerando che di fronte c’era il Sassuolo e non una delle big del campionato. Ma, a causa dei negativi risultati di questo girone d’andata, il Napoli rischia di non poter aspirare a un campionato di élite e deve dunque lottare scendendo sul terreno delle provinciali.
La corrente si può risalire, chissà arrivando fino a quale punto, giocando come è stato fatto nella ripresa a Reggio Emilia. Sbagliando poco, giocando con aggressività, tenendo strette le linee tra centrocampo e difesa. Si sono improvvisamente risvegliati giocatori come Insigne, impalpabile nel primo tempo. A trascinare questo gruppo che sembrava allo sbando ci hanno pensato due lottatori, Allan e Mario Rui, partiti all’assalto con tutta la voglia di conquistare questi tre punti. È il tipo di mentalità che serve, oltre a un miglioramento del gioco che può arrivare con il lavoro di Gattuso: ha già cominciato a sfruttare nel migliore modo la settimana di allenamenti dopo la sconfitta col Parma, anche se quel peso mentale che ancora condiziona la squadra – si è visto nel primo tempo – deve essere definitivamente accantonato. Il Napoli riparta da qui, dalla vittoria con cui ha chiuso un 2019 da dimenticare, almeno in campionato.
Napoli, la rivincita di Gattuso: «Ma non siamo ancora guariti»
Al fianco della squadra è tornato De Laurentiis, che ha trascorso la vigilia con i giocatori e Gattuso. Ha osservato il riscaldamento a bordocampo, come fece a fine agosto 2015, in occasione del debutto di Sarri, sconfitto dal Sassuolo. La sua presenza fisica e il suo supporto morale sono segnali importanti. I giocatori si aspettano il generoso gesto della cancellazione delle multe, però in un’azienda esistono diritti e doveri e questi ultimi non sono stati rispettati con la decisione di non voler tornare in ritiro. Sei giorni fa nella cena natalizia il presidente aveva auspicato la fine dei negativi momenti, in un mese di gennaio molto impegnativo si potrà verificare se effettivamente sta tornando a splendere il sole sugli azzurri. Ci saranno i confronti con Inter, Lazio e Juve, il top del campionato.
A cinque anni dalla sconfitta nella sfida con il Napoli, la Juve – favorita – ha perso un’altra Supercoppa. Nel 2014 a Doha gli azzurri di Benitez la piegarono ai rigori, a Riad la Lazio ha impartito un’altra lezione ai bianconeri, vincendo con lo stesso risultato della partita di campionato. Tre schiaffi di Inzaghi a Sarri, che ha fallito la conquista del primo titolo in Italia. Perplessità su alcune sue mosse, come il cambio di Higuain sull’1-1, e anche sulla condizione fisica della Juve, surclassata da una squadra che ha lanciato l’assalto allo scudetto, proponendosi come terzo incomodo, dunque nel ruolo a cui aspirava il Napoli a inizio stagione. Complimenti a Simone Inzaghi, al terzo trofeo della sua carriera: prima dell’assunzione di Ancelotti, era stato nei pensieri di De Laurentiis. È un momento d’oro per la famiglia Inzaghi, perché Filippo, l’ex bomber del Milan e della Nazionale, sta guidando il Benevento verso la serie A. Dietro ai due fratelli, vi sono presidenti – Lotito e Vigorito – che sanno far funzionare la società e scegliere gli uomini giusti per la squadra.