L’ex tecnico: «A livello di risultati non è positiva, ma se nella stanza dei bottoni si era pensato a un anno di assestamento, è ok così»
ROMA – “Il campionato del Napoli? Bisogna vedere cosa si sono detti all’inizio nella stanza dei bottoni. Se erano d’accordo che fosse un campionato di transizione, un anno di studio per poi poter fare il salto di qualità, allora è una stagione ok”. Ottavio Bianchi, ex tecnico del Napoli, oltre che di Roma, Inter, Atalanta e Fiorentina, ha parlato ai microfoni di “Italia nel pallone”, in onda su Radio2, commentato la stagione della sua ex squadra: “Se si valuta invece in base ai risultati è una stagione non positiva, al di la del secondo posto che non ha più senso, sono andati fuori dalle coppe presto. Di positivo c’è comunque la gestione tecnica che in mano ad Ancelotti è di grande affidabilità, bisognerà vedere cosa faranno sul mercato in entrata e uscita e quale sarà l’obiettivo della società, Napoli da parecchi anni è abituata a vivere le zone alte, ma tutti si aspettano di vincere il campionato da un momento all’altro”.
MESSI E MARADONA – “Immaginiamo solo se Messi avesse vinto il campionato del mondo… Diego ha fatto la storia del calcio, è una leggenda, appena Messi smetterà di giocare rientrerà in quella categoria, ma non dimentichiamo che è ancora in piena attività. Poi a queste altitudini non si può fare una classifica, è una categoria di giocatori da ammirare e basta. Con Diego non ho più parlato, ma è difficile che io abbia tenuto rapporti con ex giocatori, tutti i miei rapporti personali erano al di fuori dell’ambiente, mi fa solo piacere sapere che stiano bene fisicamente, che abbiano una famiglia, ma non vado al di là di questo”.
L’ATALANTA – Ottavio Bianchi è anche un ex Atalanta: ha militato in nerazzurro da giocatore e è stato anche tecnico della squadra. Questo il pensiero sulla stagione del team allenato da Gasperini: “La parola progetto vuol dire tutto e niente, a Bergamo c’è un vero lavoro, c’è attaccamento da parte del pubblico e della città, già in Serie C c’erano 15 mila persone allo stadio. Ora una fantastica unione di gestione societaria e gestione tecnica entrambe buone, con un allenatore molto bravo che ha trovato a Bergamo la propria identità, con un curriculum di prim’ordine, società che ha sempre lavorato in profondità con il vivaio, da sempre di prima fascia, avvicinabile all’Ajax come mentalità. Nel calcio italiano le promesse mi lasciano un po’ perplesso, perché capita che i presidenti giurino amore eterno e poi finisci out dopo poche partite. Non è il caso di Gasperini, chiaro, ma non dimentichiamo che il suo inizio fu burrascoso. Poi lui ebbe il coraggio e l’abilità di far giocare i giovani. La vera, autentica sorpresa del calcio di quest’anno è proprio la sua. L’Atalanta rispetta tutte ma non ha paura di nessuno, in casa e in trasferta se la gioca sempre, con una condizione fisica notevole, con una formula tattica collaudata e una gestione oculata dei singoli. Momento particolarmente felice, difficile da trovare altrove nel calcio italiano”.
LA COPPA ITALIA – “L’Olimpico è sempre un bello spettacolo, sarà una bella partita, l’Atalanta è una realtà, la Lazio pur avendo perso malamente le ultime di campionato ha meritato la finale giocando bene la semifinale col Milan. I bergamaschi non dimentichiamo che sono anche in corsa per il quarto posto… Pronostici sul quarto posto? Io i pronostici non li indovino mai, fortuna che non scommetto mai nemmeno un centesimo. Per il quarto posto si può dire che i bergamaschi siano quelli messi meglio, le altre si trascinano, risultati altalenanti, ma se la giocano fino all’ultimo senza una grande condizione. L’Italia cambia ma nel calcio la mentalità è sempre la stessa, immobile, da anni. Basta vincerne una o perderla per finire nei guai o per essere osannato”.
From: Corriere Dello Sport.