Ciro Thierry Perrella è un ragazzo del sud nato in Svizzera 50 anni fa. Al centro della sua vita ha messo due cose: la famiglia e il lavoro. Solo un grandi più sotto gli amici e la fede. Nel suo «Uno svizzero napoletano» (Graus edizioni pp.165 euro 20) si mette a nudo raccontando passo dopo passo la sua avventura, dalla nascita (a Losanna) al suo presente, che si chiama inevitabilmente «Fiera del Mobile di Riardo»: la sua casa, la sua famiglia, la sua vita.
Protagonista con Ciro c’è suo padre Raffaele, così come tutta la sua famiglia, la mamma Maria Teresa e i figli Enrico, Mary e Ciro junior. Dal ritratto di famiglia ai primi passi come imprenditore, fino alle amicizie speciali nel mondo del calcio.
Napoletano e tifoso, infatti, Ciro Perrella è rimasto folgorato dall’incontro con Diego Armando Maradona. «Fortuna volle che in quegli anni il secondo portiere del Napoli era Raffaele di Fusco, originario di Riardo e mio grande amico di infanzia». Grazie all’aiuto del numero 12 di quel Napoli Ciro ha conosciuto Maradona, ha assistito agli allenamenti e dal vivo ha vissuto i grandi successi degli azzurri.
Ma il calcio è rimasto come filo conduttore della sua vita. Da imprenditore, infatti, è diventato grande amico dei più grandi del calcio italiano e non solo. Da Taglialatela a a Paolo Di Canio. «Una volta mi disse di seguire una partita a San Siro nel primo anello della curva perché avrebbe fatto gol e sarebbe venuto a festeggiare con me. Così è stato». Ma anche il Pocho Lavezzi e i campioni del Mondo del 2006. «Grazie all’amicizia con Francesco Totti ho vissuto quel Mondiale in prima linea. Ho conosciuto lì anche Gattuso che oggi è un mio amico fraterno. Sono stato felice che sia venuto ad allenare il Napoli seppur in un momento complicato tra Covid e infortuni».