Il sarrismo resuscitato da De Laurentiis. Un paradosso, visto come sono andate le cose tra il presidente e l’attuale allenatore della Juventus. Visto l’addio senza rimpianti, la fretta di gettarsi tra le braccia di Ancelotti e di mettere alla porta il toscano che esitava a firmare il rinnovo. Dopo 19 mesi dall’addio di Maurizio Sarri ecco che De Laurentiis torna ad avvolgere il nastro dei ricordi e dei sospiri. «Ah, come era bella la Grande Bellezza». Non ha bisogno di fare il nome del tecnico che lo ha mandato su tutte le furie per (sostiene il patron) quell’interminabile tira e molla sul contratto: anche alla cena di Natale quello dell’allenatore di Figline è una specie di fantasma che gira spettrale nelle stanze: «Gattuso c’è per ritraghettare il Napoli a quel 4-3-3». Come se fosse facile. Ma è evidente che è una spina nel cuore di De Laurentiis quel Napoli perduto e non ancora ritrovato. Era sicuro, il presidente che con Ancelotti avrebbe fatto dimenticare i tre anni di Sarri. Ma il primo a non aver dimenticato l’uomo con la tuta con le sue centoventi sigarette fumate e la sua meravigliosa macchina da guerra sembra essere proprio lui. Per primo.
Napoli, ecco il discorso di Gattuso: «Fuori le palle, avete fatto la storia»
SI RICOMINCIA
Sì: la vecchia nuova ricerca del tempo perduto, ma Proust non correva tra calciatori che si sentono alla fine di un ciclo e che non vincono una partita da quasi due mesi in campionato. Ma De Laurentiis torna a parlare della Grande bellezza del Napoli di Sarri proprio nel luogo dove per la prima volta lo aveva battezzato così, ovvero da D’Angelo Santa Caterina, alla cena con la squadra. La prima volta lo fece con Sarri presente. E poco importa che pochi giorni dopo ingaggiò Ancelotti. «Grazie per questa grandissima stagione che cinematograficamente definisco come una Grande Bellezza – disse quella sera - Siete stati protagonisti di un calcio spettacolare, notato e apprezzato non solo in Italia ma in tutto il mondo. Maurizio Sarri è stato l’autore e lo scultore di questa grande bellezza». Parole che non fecero mitigare lo strappo. Ma è bello che ancora una volta De Laurentiis torni con un po’ di malinconia a parlare del sarrismo e di quel Napoli. Quando le cose vanno male normale che si guardi al passato con un po’ di malinconia. «Qui ci vuole qualcuno che abbia un punto fermo, un’idea di calcio su cui avevamo basato la Grande bellezza di cui l’80 per cento di voi è stato immenso protagonista».
SLIDING DORS
Per dire così, chissà quante volte si sarà battuto il petto in questi ultimi mesi di tormento. Chissà, potesse tornare indietro: magari avrebbe avuto un po’ più di pazienza ad accettare le condizioni di Sarri per restare qui. E invece no. «Se tu hai un contratto con me per altri due anni e cominci a seminare pubblicamente dei dubbi, dubbi del tipo non so se rimango, non so se la società ce la farà a trattenere i migliori, nella vita meglio finire quando le storie sono belle, invii dei chiari segnali di insofferenza e sfiducia», disse per giustificare la separazione. Vista con gli occhi di Sarri la storia è andata diversamente: tant’è che il tecnico ha raccontato di aver appreso dell’arrivo di Ancelotti dalla tv e che di fatto quello per lui fu una specie di esonero. «Avevo una clausola che scadeva il 31 maggio e Carlo firma il 21 maggio», ha sempre spiegato per ribadire che alla fine è stato mandato via. E se queste parole verso il sarrismo e la Grande bellezza fossero un segnale di riavvicinamento per il futuro, magari non proprio la prossima stagione? Sarri ha il cuore a Napoli, ma ha un carattere forte proprio come De Laurentiis. E ha un contratto con la Juve fino al 2022. Fa ancora fatica a mettere da parte certe situazioni vissute negli ultimi mesi della sua avventura napoletana. Ma c’è quel filo mai spezzato con il tifo azzurro. Che potrebbe, un giorno, avere un peso. Ma De Laurentiis non ha mai ripreso un allenatore. Ma certi amori, si sa, non finiscono mai.