Lavorerà su tattica, condizione fisica e tecnica. Maniaco dei video, come Sarri
NAPOLI – Le valigie sul letto: entrambe da chiudere, però per motivi diversi. Napoli-Genk è stata una delle partite più assurde della splendida amicizia tra Carlo Ancelotti e Rino Gattuso. Li ha messi fi anco a fi anco per l’ennesima volta, perché entrambi hanno sperato nella qualifi cazione agli ottavi di Champions, ma nel contempo li ha inevitabilmente divisi: uno al San Paolo, per l’ultima volta, prima dell’epilogo nella notte,con tanto di comunicato; l’altro a casa, a Gallarate, per l’ultima volta. E d’accordo in casi come questi le bugie sono ammesse, ma a dispetto di quanto detto da Carletto dopo Udine, lui Ringhio l’ha sentito eccome. E sapeva, tutto, e ha compreso: sono uomini veri, sono galantuomini, e il bene e il rispetto prescindono da ogni cosa. Anche da un avvicendamento in panchina. Pazzesco a pensarci, ma il calcio e la vita sono così: uno esce e l’altro entra. Uno apre la valigia e l’altro la chiude per saltare su un aereo già oggi, presentarsi e preparare la trasferta di sabato a Parma. L’esordio. La prima del Napoli di Gattuso. Nel nome del 4-3-3 e di un anfitrione napoletano: il suo vice Luigi Riccio detto Gigi, altro amico da più di vent’anni che, statistiche alla mano, da calciatore amava fare gol proprio agli azzurri.
E allora, la giornata più lunga. E poi la partita più diffi cile da raccontare e spiegare della storia unica di un allievo e un maestro: Rino sostituirà Carletto, certo, ma ieri la missione-ottavi li ha uniti proprio nel momento della separazione. Già: Ancelotti ci teneva a lasciare con un risultato di prestigio e Gattuso, che ha seguito la partita da casa, sperava di ereditare la Grande Europa. Ora non resta che rinnovare lo spirito della squadra. E dunque rispolverare una citazione: «Voglio vedere 23 cani rabbiosi con voglia di riscatto. Dobbiamo dimostrare cazzimma», disse a ottobre 2018 nel bel mezzo di una crisi milanista, dimostrando di conoscere già il valore della suddetta qualità tutta partenopea. Corsi e ricorsi. Che magari ieri lo avranno fatto sorridere guardando in televisione l’omaggio ad Hamsik e ripensando all’urlaccio che gli sparò in faccia anni e anni fa a San Siro.
Champions a parte, è soprattutto in campionato che gli azzurri dovranno darsi una bella svegliata per agganciare il quarto posto: e sotto questo aspetto un uomo che ha costruito e vinto tutto con il carattere, la dedizione e il sacrificio sembra proprio quello giusto al posto giusto. Ma sia chiaro: Gattuso è anche un allenatore molto preparato che cura, all’unisono, la condizione fi sica (sedute doppie e lavoro a secco); la tecnica (considera la rosa di ottima qualità); e la tattica (con sessioni dedicate alla fase difensiva). Il modulo? Beh, si comincia con il 4-3-3 in attesa del mercato: perché un regista serve. Curiosità? Vive per il calcio. Sì. E studia, prepara, si aggiorna e guarda video anche nei momenti liberi. Un po’ come faceva Sarri.
Con lui, nello staff , ci sarà innanzitutto Riccio, napoletano che con Ringhio ha giocato a Perugia e a Glasgow, prima di ritrovarsi in panchina. Allenatore e vice da sempre. E padrini di battesimo dei rispettivi fi gli. A proposito: Riccio, da giocatore, ha segnato due gol al Napoli con la maglia del Piacenza, in B, nel 2003e nel 2006. Gattuso, dal canto suo, ama molto la città: coltiva amicizie, la conosce bene e frequenta Capri (a giugno era anche alla festa del sessantesimo compleanno di Ancelotti). Da esperto ristoratore e uomo di mare, tra l’altro adora il pesce, e per vivere preferirebbe magari una casa con vista sul Golfo. In centro o a Posillipo: l’importante è che ci sia il giardino per i suoi due cani.