L’autorevolezza mostrata con il Liverpool 21 giorni fa sembra un ricordo lontanissimo
E dunque oggi se ne sa meno del 17 settembre, e persino di un anno fa, perché intanto è volato via del tempo e s’è portato il Napoli con sé: non è rimasto praticamente nulla della magìa di quella notte, 2-0 al Liverpool, i campioni d’Europa e l’orizzonte abbagliante dinnanzi. E il sospetto, verrebbe persino da dire «la paura», di ritrovarsi di nuovo nel bel mezzo d’un copione già visto s’è fatto largo nella bruma d’una serata pallida, come quella di Torino, in cui è complicato pensare d’essere alle prese con un abbaglio di massa. Ci sono vari indizi per non ritenere che si sia un presenza di una prova provata di un’involuzione, semmai sporadica e passeggera, che però è palpabile, è nei fatti, nei singoli e nel collettivo, e induce a scovare le ragioni che hanno smaterializzato il Napoli. […]
I giocatori veri, i «talenti», quelli che rientrano, più o meno, nella categoria dei fuoriclasse, non hanno capricci, non scelgono consapevolmente di fare tutto da soli, e se ci provano, vanno persino oltre la propria genialità, la sfruttano affinché esploda nel suo splendido cinismo: ecco, vedete, ci penso io. Ma ne hanno certezza o altrimenti lasciano che li guidi l’istinto, per non ritrovarsi sommersi dalla rabbia e dalla ingordigia. Quando Lorenzo Insigne ha visto il campo dinnanzi a sé, in quello che classicamente si definisce contropiede (all’italiana) e del quale non c’è mica da vergognarsi, non s’è accorto, accecato com’era, di Mertens a sinistra e di Lozano a destra, del tre contro due a disposizione e dunque delle possibilità di attaccare il Torino nella superiorità: dev’essergli calato un velo dinnanzi agli occhi, magari si sarà ritrovato con i pensieri spettinati da Genk e dal chiacchiericcio su quella tribuna, ed ha buttato via un’occasione e un po’ di se stesso. […]
From: Corriere Dello Sport.