(Italiano) Meret, il numero uno a Napoli: «Sogno lo scudetto e la laurea»


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Inviato a Castel Volturno 

C’è un bambino, avrà sei, sette anni e si chiama
Alex. Ha un pallone e dei guanti che gli hanno regalato il
papà e la mamma e gioca nel cortile della sua casa di
Flambruzzo, una trentina di chilometri da Udine, nel cuore del
Friuli. Ora quel bambino, che pochi giorni fa ha compiuto 22 anni,
è il portiere titolare del Napoli e dell’Italia Under
21, in rampa di lancio anche per la Nazionale dei grandi.

Meret, se lo ricorda quel bambino? Cosa sta
facendo?

«Sta pensando al pallone ed è con il suo compagno di
banco Christian a immaginarsi su un campo di calcio vero. Una
passione irrefrenabile. Poi il suo amico si iscrive nella scuola
dei pulcini del Rivolto e lui riesce a convincere i suoi genitori a
poterlo seguire. Ci resta due anni poi passa al Donatello e a dieci
anni approda all’Udinese».

Sempre portiere o è andato in porta perché
era il meno bravo?

«Sono stato sempre e subito portiere. Fin dal primo
allenamento. Peraltro i guanti erano quelli di Buffon come il
poster in camera: era il mio idolo, come per tanti della mia
generazione. Buffon ha fatto la storia del calcio italiano e io
volevo fare il portiere. Con la testa sempre al
pallone».

Chissà che contenti, mamma e
papà.

«Sono stati fantastici perché non mi hanno mai
forzato, mi hanno accompagnato ogni giorno dalla scuola al campo di
allenamento e viceversa. Non si sono mai persi una mia partita.
Però non hanno mai smesso di dirmi che dovevo studiare. E
avevano ragione: mi sono diplomato al liceo Scientifico e ora sono
iscritto all’Università San Raffaele di Roma, al corso
di laurea di scienze motorie. Al primo esame ho preso 28.
Lunedì ne ho un altro, in psicologia».

Può servire per avvicinarsi alla sfida con
l’Arsenal la psicologia?

«Sappiamo che sarà una gara difficile, ma noi ci
arriveremo al meglio, nonostante lo scivolone di Empoli: conosciamo
il loro valore, ma anche il nostro. Sappiamo anche che per
migliorarci non dovremo più avere cali di rendimento, ne
siamo consapevoli. A Londra ci aspetta una partita difficile ma
siamo carichi e ci arriveremo al meglio. Senza dimenticare che
domani con il Genoa vogliamo conquistare quei tre punti che ci
servono per consolidare il nostro secondo posto».

Per accorciare il gap dalla Juventus cosa ci
vuole?

«È evidente, ci serve concentrazione in ogni partita,
non bisogna mai sbagliare atteggiamento: per arrivare primi in
classifica ci vuole l’approccio giusto sempre, contro ogni
avversario. D’altronde, la Juventus lo insegna: sono anni che
non perde un colpo. La mentalità è una cosa che hanno
dentro. Si vede, si capisce».

From: Il Mattino.

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