Ringhio di nome e di fatto. Artefice ed eroe del successo del Napoli in Coppa Italia lui, Gennaro Gattuso da Corigliano Calabro, uno che quando giocava non si tirava mai indietro e che da allenatore trasmette quella stessa grinta, che ha consentito a Insigne e compagni di trionfare contro l’avversaria di sempre, la Juventus. Il discorso a centrocampo a fine partita, prima della premiazione fai da te, attorniato da squadra, staff e presidente, è degno della migliore letteratura sportiva. È un concentrato di energia pura. Come Al Pacino in «Ogni maledetta domenica», Gattuso ha sottolineato i valori dei suoi ragazzi, ha mediato con De Laurentiis sulla questione multe (cosa abbia detto non si è capito, la mano a coprire il viso, ma la parola «soldi» pronunciata da De Laurentiis e l’applauso della squadra fanno intendere che il tema era quello delle multe comminate dopo la rivolta post Salisburgo) e ha fissato il prossimo obiettivo, la Champions League.
Nel calcio asettico post pandemia, senza tifosi, con lo stadio vuoto nel quale le uniche voci sono quelle dei protagonisti capita che la tv riesca a carpire anche le parole dette al centro del campo. «Avete dimostrato professionalità, personalità, carattere e senso di appartenenza» ha detto Gattuso rivolto ai suoi, il viso stravolto, dalla gioia per il suo primo trofeo da allenatore, un successo sul quale in pochi avrebbero scommesso quando è arrivato a stagione in corso e compromessa dopo la gestione Ancelotti e un ammutinamento mai visto, e dal dolore per la morte della sorella Francesca un paio di settimane fa. «Qui c’è gente che è in scadenza di contratto, deve andar via, c’è gente che piange – ha aggiunto Gattuso riferendosi alle lacrime di Josè Callejon, sette anni in azzurro e in scadenza di contratto – Adesso giochiamo ogni tre giorni e giochiamo tutti. Non abbiamo più tensioni, pressioni, non ne abbiamo. Voglio vedere il veleno». Il «veleno» che Gattuso è riuscito a instillare nella testa dei suoi uomini rimettendo la squadra in carreggiata facendo dell’umiltà e della dedizione le armi vincenti del «suo» Napoli.
«Adesso dobbiamo arrivare in Champions», è stata la chiosa di De Laurentiis. Con un Gattuso così in panchina il Napoli può inseguire i suoi sogni, «con personalità e senso di appartenenza».