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Come diceva la canzone? «Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano». Ecco. E infatti l’ammore di Insigne per il gol, che è un ammore vero, di quelli che resistono finanche alle crisi più impegnative e durature, ha fatto un giro larghissimo. Il punto di partenza è lo stesso dell’arrivo, il San Paolo. Qui, esattamente tre mesi fa, partendo da quel due novembre che il calendario dei cattolici associa casualmente alla commemorazione dei defunti, è iniziato il giro a vuoto di Insigne. Dopo il pokerissimo all’Empoli in campionato, infatti, Lorenzino si era spento. E a niente erano valsi i tentativi di rianimazione di Callejon, sempre pronto a pulirgli i palloni come una madre premurosa pulirebbe le spine dal murzillo di stock o di baccalà prima di porgerlo al proprio bambino. Provava, Insigne, provava a calibrare il tiro a giro ma tutto girava tranne che quel pallone in rete. E ieri sera il gioco del calcio, nella sua immensa quanto poco riconosciuta democraticità, ha ridato a Lorenzo quello che era di Lorenzo.
From: Il Mattino.