Il senso implicito del ritorno al gol di Dries Mertens, dopo 78
giorni, è che ora c’è una possibilità in
più. E, soprattutto, un uomo in più. Rimesso al gol.
Rimesso alla padronanza dell’area di rigore, dopo averla
perduta. Ora, si può fare. Si possono costruire azioni da
gol, fare assist per i gol (due nella partita contro l’Udinese,
per Younes e Callejon), e anche segnare, finalmente. La porta torna
ad allargarsi per Mertens, a furia di sottolineare il fiuto per il
gol di Arek Milik, tirandogli il naso da Zanardi (di Andrea
Pazienza) che si ritrova, ha risvegliato anche il suo di fiuto,
quello che resse il Napoli stropicciato in attacco proprio per
l’infortunio a Milik. Mertens si rimette in pari con se stesso,
col proprio ruolo. Tornando alla confidenza col gol, torna al suo
quotidiano, riacquista energia, e sorride non più per gli
altri, ma per sé e con gli altri. Dopo averlo a lungo
cercato, dopo essersi disperato, finalmente dribblando ed entrando
nell’area di rigore dell’Udinese: si è spalancata la
porta, non è arrivato un piede, una coscia, un corpo,
né le mani del portiere Juan Musso, e nemmeno un suo errore,
nulla di nulla, ma solo il via libera al gol.
From: Il Mattino.