La nostra proposta: far sì che nessun altro vesta la maglia di Marek. Dopo la 10 di Maradona, il club azzurro potrebbe togliere un altro numero: De Laurentiis ci sta pensando
NAPOLI – Lasciatela lì, avvolta nella memoria, e accarezzatela pure con dolcezza, come si fa con i ricordi più teneri: è stata la maglia del vostro idolo, c’è cresciuta una generazione intera di fanciulli, e qualcuno magari s’è pure ingelatinato i capelli per avere persino la cresta. Non la vedrete più in giro, non ci sarà un’altra «17» perché difficilmente potrà esserci un altro Hamsik, con le sue cinquecentoventi presenze, con i suoi centoventuno gol, con quel magnetismo che ha catturato uomini, donne e bambini, ora smarriti in quel vuoto che si nasconde dietro ogni addio. Il calcio è un sentimento, un affare di cuore che si avvinghia a quest’operazione da cinquantadue milioni di euro senz’alcun paradosso: niente è per sempre, persino nella vita, però ora che Hamsik se ne andrà, nel momento in cui dalla Cina arriverà l’ok per il versamento e una firma ne certificherà la separazione, tenendo per sè la 17 il Napoli sublimerà la Storia, che è un condensato di romanticismo.
INIMITABILE – E’ stata un’idea che è nata così, tra le mura della redazione del Corriere dello Sport-Stadio, lanciata sul tavolo e poi nell’aria, consegnata a De Laurentiis che ha gradito ed ha offerto il suo assenso, perché Hamsik ha rappresentato la sua era, l’ha caratterizzata come (anti) personaggio, l’ha racchiusa in quei numeri che rappresentano la diversità di un uomo e anche quella di un progetto: dodici anni insieme e intrisi di umanità, di empatia, di affetto, d’amore che resta e s’impregnerà in quella maglia che riconoscerà la potenza di un atto di fedeltà avviato nel 2007 e rinsaldato dai tanti no del passato. LA 10. C’è una sola maglia che (ovviamente) il Napoli ha ritirato, lo ha fatto nell’estate del 2001, a Brusson, in un periodo di assoluta malinconia, forse anche in ritardo: c’era il buio della serie B, di una eclissi economico-finanziaria che si stava cominciando ad avvertire, che non fu possibile scongiurare con l’arrivo di Corbelli, poi con l’irruzione di Naldi. C’era ancora Ferlaino e fu di suo figlio Luca l’intuizione: nell’aria, non si respirava altro – e ancora – che Diego, la sua irripetibile lucentezza, quella straordinaria visione che aveva abbagliato per un settennato e ch’era rimasta docilmente ad illanguidire una città persa tra i rigurgiti della belle epoque.
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From: Corriere Dello Sport.