Entra nelle due azioni da gol, ma tuttavia non è lui.
È un Lorenzo Insigne ancora mancante, mette sempre in
agitazione le difese avversarie, ma da un po’ di partite
c’è sempre un tocco in meno, un dito in più che
separa i suoi tiri dalla porta, un attimo di ritardo
nell’ingresso in area, insomma sembra essere a un tocco da se
stesso. Eppure il Sassuolo e la sua disposizione in campo,
tornerebbero utilissime per i suoi guizzi, che, però, lo
sono con un attimo di ritardo, come le palombelle di apertura a
Josè Maria Callejon, ma niente, o si alzano troppo, o son
lunghe o calano nel modo sbagliato. Nemmeno il cambio di posizione
in campo porta frutti, tutti da Carlo Ancelotti allo stadio
vorrebbero vederlo segnare, ma niente. Lui ci prova anche sul
finale, diverse volte, segue disordine mentale. Prima aveva tentato
anche su punizione, fuori di quel tanto che basta a confermare la
distanza tra l’Insigne di ieri e quello di oggi. Non
un’altra cosa, ma una piccola distanza da se stesso, una beffa
continua, perché lui corre, si impegna, si lancia anche in
dribbling fenomenali, ma senza trovare l’affondo. Persino nei
due cross che portano ai gol di Arek Milik e Fabian Ruiz, ci sono
deviazioni, distorsioni, alterazioni rispetto ai suoi tocchi.
Piccole misure di differenza, che spostano la portata del campione.
Dettagli che ne modificano le giocate, che lo portano sull’orlo
della perfezione, che poi manca.
From: Il Mattino.