È la notte in cui non contano i palmares, i nomi o i retaggi. Contano solo coraggio, determinazione, la forza di credere nei propri sogni contro tutti e tutto. È la notte della scalata di Maurizio Sarri, del suo primo titolo europeo conquistato col sudore dopo aver dedicato gli ultimi anni della sua vita ad un unico obbiettivo: il calcio, studiandolo in modo maniacale e trasmettendo i suoi principi, talvolta in maniera rigida, ai suoi ragazzi. Lo aveva fatto a Napoli, sfiorando il miracolo. Lo ha ripetuto a Londra fregandosene delle critiche. «Non ha mai vinto niente», «È un perdente», «Ha una visione ottusa del calcio», si era sentito dire. #Sarriout era l’hashtag che impazzava fra i tifosi inglesi ad un certo punto della stagione: ma lui ha preferito i fatti alle chiacchiere e nel suo primo anno al Chelsea ha regalato un trofeo europeo a coloro che gli andavano contro. Oggi è il primo allenatore italiano ad aver vinto l’Europa League: nell’ultimo anno dello scorso millennio era toccato a Malesani col Parma, ma allora si chiamava Coppa Uefa. Sarri è inoltre diventato il tecnico più anziano ad alzare l’Europa League con i suoi 60 anni e 139 giorni è l’allenatore più anziano ad aver vinto la competizione europea, dopo una lunga gavetta e tanto sudore. Ha strappato con orgoglio il record a Josè Mourinho, che nel 2017 con il Manchester United aveva 54 anni e 118 giorni. E ora con il Chelsea è il tecnico ad aver fatto più vittorie stagionali nella storia del club proprio dietro Mourinho nell’annata 2004-05. Non male per uno che non sa vincere.
Ma Napoli non dimentica le emozioni e i sogni vissuti con il Comandante, e mezza città fa festa con lui: i primi complimenti arrivano proprio dal club e da De Laurentiis. «A Maurizio Sarri per la vittoria con una prestazione travolgente», postano sui social. E si accodano i giocatori azzurri, dall’inaspettato commento di Maksimovic seguito a ruota dai compagni. Anche i tifosi sui social gioiscono con lui: «Comandante, te lo meriti», «Noi napoletani abbiamo memoria, grazie per il bel gioco che ci hai regalato. Ora lo hai regalato ai blues e hai portato a casa la coppa». Tanto affetto anche per Jorginho, ricordato in città per le sue risate sguaiate: «Siamo contenti per te». Quasi nel dimenticatoio invece in questa atmosfera di festa il giocatore forse più odiato a Napoli, Higuain. Solo qualche parola per lui, assente a sorpresa dal campo: «Sarri ha capito che per vincere la finale non doveva farti giocare», «Resti sempre zero». Eppure anche il Pipita festeggia animatamente insieme a tutta la squadra per aver contribuito alla stagione trionfale.
From: Il Mattino.