Le regole del gioco del calcio sono 17. L’arbitro Paolo
Mazzoleni ne ha aggiunta una diciottesima. «Buonsenso. La mia
regola diciotto non è scritta, non va interpretata. Bisogna
sentirla dentro, in una piccola stanza del cuore», scrive nel
libro «La mia regola 18» (Absolutely Free Editore,
pagg. 235, euro 18), scritto con i giornalisti Giorgio Burreddu e
Alessandra Giardini. Un racconto in cui il 45enne arbitro bergasco,
appena ritiratosi, parla della sua carriera, delle sue passioni per
i tatuaggi e la Fortitudo Bologna Basket, del suo dramma: è
riuscito coraggiosamente a tirare fuori il cartellino rosso davanti
al tumore e ad espellerlo dalla sua vita.
Regola 18, il buonsenso. Quello che mancò a Mazzoleni il 26
dicembre al Meazza durante Inter-Napoli, quando mostrò il
rosso a Koulibaly che gli aveva rivolto un applauso dopo
un’ammonizione, un gesto di rabbia per i cori razzisti.
L’arbitro non applicò quella sera la sua «regola
18» e non sorvolò sul gesto di uno dei giocatori
più corretti al mondo: lo espulse. Mazzoleni, che in
un’intervista al quotidiano «Eco di Bergamo» ha
recentemente indicato i calciatori simpatici e meno simpatici (e
tra questi ultimi ha inserito l’ex capitano azzurro Hamsik),
ricorda: «Tiro fuori il cartellino giallo e
all’improvviso Koulibaly alza le mani al cielo e si mette ad
applaudire platealmente. Applico il regolamento e gli faccio vedere
il cartellino rosso. Apriti cielo. I giocatori del Napoli mi
accerchiano, mi urlano che il loro compagno si stava rivolgendo
agli spalti, quelli erano applausi ironici contro i cori razzisti.
Non è quello che ho visto io: Koulibaly ha applaudito
rivolto a me, mi ha anche detto bravo e il regolamento non lascia
spazio a interpretazioni. L’arbitro non è uno degli
attori della partita, è quello che deve decidere come
giudicarla, che fa applicare le regole e che garantisce il
rispetto». Mazzoleni non si aspettava tutto quel clamore,
anche perché prima della partita era stato investito durante
gli scontri tra tifosi Daniele Berlardinelli, ultrà varesino
poi morto. Di Koulibaly, ricorda l’ex arbitro, parlò
anche con gli amici napoletani titolari di una pizzeria a
Bergamo.
From: Il Mattino.