I giorni concessi dal club partenopeo all’attaccante nerazzurro non possono dilatarsi all’infinito. Il piano B è lo spagnolo, col quale c’è già un patto…
NAPOLI - Se ne esce, se ne esce: tempo ventiquattro, massimo quarantotto ore, poi verrà scritta la parola fine, calerà il sipario davanti all’area di rigore del Napoli e sapremo, definitivamente, come sarà andato. Si uscirà da questi lunghi, interminabili silenzi, che hanno appesantito l’aria; e si uscirà dal dualismo a distanza – non tecnico, non tattico – tra Maurito Icardi e Fernando Llorente: si entrerà nel vivo, una firma, il contratto, tutto ciò che smette di diventare fiction e si trasforma in realtà e poi si lascerà che il Big Ben suoni alla sua ora.
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Ma ormai ci siamo, è ancora un battito di ciglia, anche gli ultimatum scadono e diventano buon senso: c’è una finestra, di dimensioni moderate, ch’è rimasta socchiusa, da lì dentro sarà possibile lasciar filtrare un filo di voce – valga per un sì o anche per un no d’Icardi – e altrimenti si procederà secondo promesse fatte in epoca non sospetta e poggiate sul tavolo del mercato.
Cristiano Giuntoli s’è portato il lavoro avanti, ha trattato (anche) con Fernando Llorente, lo ha fatto per una settimana intera, poi ha provveduto a stringere un patto, dinnanzi ad una bistecca alla fi orentina, in un ristorante che sta dalle parti di Coverciano: sabato, nell’appuntamento a pranzo con il management del centravanti basco, uno che nella sua vita ha segnato duecento gol circa, ha vinto (quasi) tutto quello che c’era in palio, conosce l’Italia, la lingua e non deve fronteggiare alcun problema d’ambientamento, si è arrivati al dunque, un biennale da due milioni e mezzo di euro, con il patto tra gentiluomini che non appena si sarà sciolto il dilemma (Icardi sì o Icardi no), ci sarebbe stato il contatto per sistemare il carteggio federale. Domani è un altro giorno, si diceva al cinema, e può essere quello di Fernando Llorente…
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