Un gran colpo, piazzato da uno degli azzurri più opachi in questa stagione: Fabian, con quel gol da campione dopo aver saltato tre difensori dell’Inter, potrebbe aver avvicinato il Napoli alla finale di Coppa Italia. Abituata a procedere a strappi, la squadra ha cancellato la sconfitta contro il Lecce confermandosi un team di coppa, italiana o europea che sia: imbattuto nelle nove gare delle due competizioni (e nel torneo tricolore 3 vittorie e nessun gol subito). La co-capolista del campionato è stata pericolosa a inizio partita, con la spinta di Moses a destra più che con il temuto duo Lukaku-Lautaro, ma il Napoli – corto e attento, con una linea a 5 a centrocampo e Mertens in copertura su Brozovic nella fase di non possesso, pronto ad azionare il contropiede: vincente la strategia di Gattuso – ha retto benissimo e a inizio ripresa ha raggiunto l’obiettivo che s’era prefissato, peraltro contro avversari che devono avere sprecato parecchie energie nervose e fisiche nel derby col Milan perché sono stati irriconoscibili rispetto allo straordinario secondo tempo contro i rossoneri.
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Gattuso ha riproposto il piano tattico attuato in occasione del quarto di Coppa contro la Lazio: squadra coperta (dopo il gol del vantaggio di Insigne) per sfruttare le ripartenze. Al Meazza, pur essendo assente il capitano, il piano è egualmente riuscito perché Mertens è tutt’altra cosa, con la sua corsa e i suoi inserimenti, rispetto allo statico Milik (entrato nel finale) e perché Elmas si è calato perfettamente nel ruolo di vice-Insigne, giocando con maturità e scioltezza sulla fascia sinistra. Ancor prima del gol, ben supportato da Demme, Fabian aveva dato segnali di ripresa mentre in difesa – assente Koulibaly dopo la brutta prova contro il Lecce – si è sentito il peso di Manolas nell’anticipo su Lukaku come nel coordinamento del reparto. L’Inter è caduta nella trappola predisposta intelligentemente da Gattuso non trovando spazi e Conte si è molto innervosito di fronte alla inconsistenza dei suoi uomini, ricevendo il cartellino giallo dall’arbitro Calvarese.
La differenza di rendimento del Napoli tra campionato e coppe è palese dall’inizio della stagione. È possibile che in campionato la squadra abbia un sovraccarico di tensioni perché è partita malissimo e cerca di risalire, oppure c’è una spiegazione tattica: di fronte a un avversario tecnicamente più forte – Liverpool o Inter – difesa e contropiede sono ottime armi. Ma un segno di continuità, questa squadra, deve tentare di darlo adesso che la stagione è nella fase cruciale. Importante il recupero anche psicologico di Fabian, un capitale tecnico: conforta che sia andato ancora una volta a segno un centrocampista. E determinante è aver ritrovato al Meazza lo spirito di sacrificio, con quella difesa ossessiva: può incoraggiare la voglia di rimonta di Ringhio, il più seccato di tutti ad osservare la sua squadra avanzare in maniera così contraddittoria. I prossimi passi – le trasferte di Cagliari e Brescia – non possono essere falsi perché vanno aggiunti molti punti ai 30 finora conquistati.
Le luci di San Siro si riaccendono stasera per l’altra semifinale tra Milan e Juve. Pioli e Sarri non sono sereni. Il management rossonero ha sondato la disponibilità di Allegri per la stagione 2020-2021, però Max vuole un progetto solido e vincente. Agnelli ha invitato a cena il suo allenatore per discutere del momento negativo, dopo due sconfitte nelle ultime tre partite di campionato, dando ampie rassicurazioni ma se Maurizio non vincesse un titolo potrebbe interrompersi a fine anno il rapporto con il club. Le pressioni non spaventano Sarri, che ha irritato i vertici di Poste Italiane per una battuta sul luogo comune della quieta vita impiegatizia: uno come lui partito dal basso, dopo aver lasciato il posto in banca, avrebbe in effetti potuto risparmiarsela.