Nellcalcio, e la polemica social si acutisce. Ad aprire la questione ci aveva pensato già Spadafora qualche giorno fa, con un apparente chiusura appoggiata da un sentimento diffuso. Subito però il duro scontro con i club, in primis Lotito portavoce della riapertura del calcio: concludere la stagione per lui è una priorità. E non solo per lui: «Il calcio era uno svago per tanti, ci manca», commentano i più malinconici. Risposta solenne però sul web da parte del partito del no, che sponsorizza le sue motivazioni: «È impossibile mantenere le distanze»; «Non potrebbero neanche sputare a terra»; «Sono morte tante persone, voi pensate al calcio?», si legge. Chi vive, tuttavia, deve guardare avanti. E allora la ripresa, anche nel mondo dello sport, non può essere accantonata. Ma solo se in sicurezza: cosa non tanto semplice per le caratteristiche stesse di questo sport. E intanto c’è chi punta sull’ironia e chiede l’intervento straordinario di Conte per le decisioni calcistiche: non Giuseppe, bensì Antonio, che sarebbe certamente più permissivo.
Nelle ultime ore tuttavia il ministro dello sport ha messo i puntini chiarendo la sua posizione: si aspetta il 18 per fare una valutazione dei nuovi contagi in seguito alle prime riaperture del 4 maggio e capire se siamo davvero fuori o meno dall’emergenza. Se la risposta sarà positiva si stabilirà un piano per il riavvio della Serie A. Ma rigorosamente a porte chiuse. Una cosa che non fa piacere a molti, dagli ultras alle stesse società. Il pizzico sulla pancia però è inevitabile: difficile pensare subito agli stadi pieni. E molti sono contrari alla riapertura anche per questo: «Che senso ha giocare a porte chiuse?».
L’umore rispetto alla questione tuttavia è legata molto anche alla squadra del cuore: la Lazio e i suoi tifosi, ad esempio, premono più di tutti verso la ripresa del campionato vista la stagione dei biancocelesti, fuori da ogni aspettativa. Ad oggi conservano la speranza del tricolore, a -1 dalla vetta. Finisse così sarebbe davvero un colpo al cuore per loro, senza la possibilità di provarci. I napoletani invece, che hanno visto lo Gattuso e i suoi ragazzi tornati alla carica dopo un avvio piuttosto deludente, sono al momento combattuti: «Io riprenderei solo la Champions che ha anche meno partite e annullerei il campionato», dice qualche tifoso azzurro da semplice opportunista.
Ma le valutazioni da fare sono ben diverse, così come le opzioni su cui riflettere: c’è l’ipotesi di annullare l’intera stagione come ha fatto l’Olanda, e per chi ha avuto un’annata no, non sarebbe poi così male. O assegnare il titolo e quindi definire le retrocessioni secondo la classifica attuale come hanno fatto Francia e Belgio, e in tal caso lo scudetto andrebbe per l’ennesima volta alla Juventus che ha recuperato punti per la vetta proprio nell’ultima gara prima dello stop. O si potrebbe pensare a una soluzione più veloce come play off e play out. Oppure continuare e portare a termine la Serie A, costi quel che costi, come pare voglia fare la Bundesliga, nonostante i casi di calciatori e staff positivi al virus: ad oggi dieci. E allora la scelta per molti è fra il business e la salute: in Francia i calciatori hanno protestato contro una possibile riapertura perché troppo rischiosa, in Italia è ancora polemica viva. «Sono numerosi i lavoratori costretti a lavorare specie nella fase due, i calciatori multimilionari non possono giocare?», scrive qualcuno. Ma mentre il mondo del lavoro si adopera nell’utilizzo di ritiro-quarantena insieme, senza incontri dall’esterno e lontani dalle famiglie fino a conclusione della stagione. Perché fare tamponi e poi lasciarli tornare a casa non darebbe alcuna certezza sul possibile contagio subito fuori i centri sportivi. La situazione è dunque più complessa di quanto sembri.
Stoppare così il campionato comporterebbe di certo un ulteriore danno economico al mondo del calcio, che va ben oltre la Serie A. Ma «la salute vale più di qualsiasi cifra», commentano per le piazze virtuali. E allora l’unica speranza che possa mettere fine alle polemiche è quella di un calo notevole dei contagi anche nella fase due. In tal caso con maggiore tranquillità si potrebbe pensare alla ripartenza di un mondo già notevolmente ridimensionato: si parla del taglio degli stipendi, ma anche del grosso calo sul mercato del prezzo dei giocatori in seguito al coronavirus. Una cosa che per molti tuttavia è un bene: «Girano troppi soldi nel calcio, assurdo. Questo si porta dietro tanta corruzione e toglie bellezza e valori allo sport».
Anche questa una polemica viva da sempre, e oggi dà voce a coloro che urlano: «Basta a questo calcio malato, calciopoli non è mai finito. Non ha senso guardarlo, riprendere il campionato». È un dato di fatto che in Campania il calcio negli ultimi tempi Maradona, sfiorato di nuovo con Pecoraro a Il Mattino: «Che lo stoppassero il calcio, lo hanno derubato della bellezza già prima del coronavirus», commentano tanti napoletani.
Ma l’emozione di inseguire un sogno, infondo, si nasconde nel cuore di tanti tifosi di tante squadre. Quello che una fetta di appassionati cerca ancora, nonostante tutto. Quello a cui molti non vogliono rinunciare. Quello che a Napoli ancora sperano di rivivere in serenità, piangendo per una sconfitta leale e urlando di gioia per un piccolo traguardo. Perché il calcio in fondo, è semplicemente questo per chi lo ama e desidera viverlo lontano dal coronavirus. E allora si attende il 18 maggio fra speranze, sogni e delusioni.