Lezioni al video per i difensori: così Sarri costruisce il bunker


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Sarri sa bene di avere ancora tra le mani una creatura dall’anima di Penelope, che per un anno intero ha disfatto in difesa ciò che ha tessuto in attacco e che rischia di fare lo stesso pure nella prossima stagione. Una creatura grottesca, per certi versi. E allora sta provando in ogni modo a dare una migliore organizzazione difensiva: con il lavoro sul campo, certo, ma anche affidandosi alla tecnologia. Non solo le riprese dall’alto del drone, ma anche i movimenti dei difensori studiati con i moderni sistemi satellitari. Ieri mattina Sarri ha potuto fare finalmente un lavoro più oculato sulla linea arretrata, senza gli occhi dei tifosi e dei curiosi che a Dimaro non hanno fatto altro che scrutare i suoi segreti (se avesse potuto, avrebbe fatto svolgere qualche allenamento in Val di Sole a porte chiuse). E allora, una parte del lavoro da fare in montagna, lo ha rinviato a Castel Volturno: e da ieri Albiol, Koulibaly e gli altri hanno ripreso le sedute personalizzate, senza tregua. Mario Rui e Maksimovic sono ai lavori «forzati» con il serbo che, in particolare, si trattiene con Sarri anche per alcune sedute video di riepilogo. Dei difensori, è quello più dietro di tutti: è da un anno al servizio di Sarri ma fa ancora fatica a dimenticare l’uomo per seguire la palla. Che è l’Abc del metodo Sarri. 

Per Rui solo delle ripetizioni: per due anni ha avuto Sarri come allenatore e il suo inserimento è piuttosto in discesa. In ogni modo Sarri e il suo staff sanno che devono mettere una toppa a quella barca capace di incassare 59 gol nell’ultima stagione (e di questi ben 39 presi solo in campionato).

La sindrome di Penelope del Napoli colpisce ogni volta che può: la media dell’ultimo anno è stata di 1,18 gol a partita. Ovvio, c’è il peso della Champions, ma sono in ogni caso tanti. Nella stagione precedente, con l’Europa League, gli azzurri hanno subito 39 gol in 49 partite (di queste 32 in campionato): la media è stata di 0,81 a gara. Tanto, certo, ma in ogni caso la migliore dal 2011 in poi. Già, perché nel 11/12 sono stati 60 gol subiti in 51 partite (1,18 a partita); nel 12/13 59 in 48 (1,23 a partita; nel 13/14 57 in 53 (1,08 gol a partita); nel 14/15 73 in 59 (1,24 gol a partita). 

Il test di martedì contro l’Atletico di Madrid darà le prime risposte sulla condizione dell’assetto difensivo di Sarri che ruota tutto sulla condizione fisica. Prendete, per esempio, il gol di Inglese nell’amichevole del 22 luglio a Trento: è vero che la palla rimbalza su un poco reattivo Koulibaly e che la manona di Reina si muove in ritardo, ma per Sarri&Co. il gol è responsabilità di Callejon che si ferma prima (non ha ancora la forza per fare tutta la fascia) e di Jorginho che fa sì che tra una linea e l’altra ci siano quasi 10 metri.

Nei prossimi 14 giorni Sarri metterà al lavoro i suoi difensori: vuole che tutto sia perfetto, previsto e metabolizzato, che non sia trascurato alcun dettaglio. Si riparte dai 39 gol incassati nell’ultima serie A: insomma, non proprio l’Inter dei record del Trap. Vuole un Napoli da corsa, Sarri. È in ansia per il debutto perché ha il timore soprattutto di se stesso e delle sue partenze a rilento. Le ricorda, a ogni occasione perché per Sarri tutto questo è una ossessione. Quanto ci vorrà per andare da 0 a 100? Quanti secondi, giorni, settimane? 

L’uomo chiave resta ancora Albiol, ed è chiaro. A inizio stagione è stato il suo crac a mandare tutto all’aria: senza di lui, tra settembre e ottobre, 14 gol subiti in 9 partite dopo che (con lui in campo) il Napoli ne aveva presi 6 in 7 partite. Insomma, tutta un’altra storia. Insomma, questione di equilibri. E di certezze. E di mentalità. Mario Rui, uno che non supera i 170 centimetri lo ha spiegato: «Sono diventato un terzino importante proprio grazie a Sarri: ero basso ma lui mi ha spiegato che si può arrivare più in alto di tutti usando bene la testa e la concentrazione». E Sarri sta allenando anche questo, c’è da giurarci. 

From: Il Mattino.

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