Inviato a Castel Volturno
Tutto in poco tempo. Come per magia. Una metamorfosi. Sembrava la stagione della diaspora, dei cocci da raccogliere, ma ora con Gattuso può diventare quella in cui la stanza dei trofei, chiusa a chiave dal 2014, può tornare a riaprirsi. Gattuso alle 8,10 arriva al centro tecnico. È da solo. Il resto della sua combriccola lo raggiunge dopo una ventina di minuti. Ha qualche dettaglio da volersi schiarire. E lo fa. Poi scatta la riunione con Gigi Riccio e gli altri. Alle 10,30 comincia ad arrivare la squadra: volti sorridenti, voglia di scherzare. Bisognava essere qui a dicembre, quando si consumavano gli ultimi giorni della (breve) era Ancelotti per capire cosa è stato capace di creare Ringhio. C’erano giocatori che neppure avevano la forza di alzare lo sguardo da terra, impietriti dai risultati, dalle prestazioni e anche imbarazzati per quell’ammutinamento nella notte con il Salisburgo che resta una ferita per loro. Nonostante il pentimento. Poi è arrivato questo uomo che ha due occhi che quando ti fissano scrutano ogni pensiero: ha messo spalle al muro i bulli del gruppo che erano divisi in piccole fazioni, e dopo aver impiegato un mese per trovare il bandolo (rischiando, forse, pure il posto dopo il ko con la Fiorentina), non se l’è fatto più sfuggire.
LA MATTINATA
Ha affidato l’allenamento rivolto soprattutto a chi non ha giocato con l’Inter ai suoi assistenti, ha evitato anche di parlare alla squadra. Era giusto, a suo vedere, lasciare un po’ di relax anche mentale alla squadra, che ha messo sotto pressione negli ultimi giorni. Oggi tornerà a parlare, e ripeterà quello che ha detto nello spogliatoio azzurro: le finali, dice, si vincono non si giocano. Una vigilia breve, brevissima. Ma il Napoli non ne viveva una così, per sensazioni, patemi, entusiasmo e strizza tutti insieme, almeno da due anni e mezzo, quando preparò la trasferta allo Juventus Stadium. Di fatto è una finale ed è un crocevia della storia del Napoli ma anche di Gattuso. Il destino di Ringhio è in ogni caso qui, perché i segnali per lui sono tutti positivi, nel senso che De Laurentiis è propenso a concedere al tecnico un prolungamento del contratto (scade nel 2021) e dunque a confermarlo, perché il suo lavoro è stato valutato positivamente e non sarebbe la finale di Roma, anche in caso di risultato negativo, a modificare gli scenari. Ma la scelta di firmare dipende anche da Gattuso: troppe penali, clausole rescissorie e opzioni unilaterali sono ipotizzate dal Napoli. E così a Rino non piace il contratto. Bisogna parlare anche di progetti perché, giusto ricordarlo, Ringhio ha lasciato il Milan (e 11 milioni di euro di contratto) proprio perché non condivideva i piani della società rossonera.
I DILEMMI
Della Juventus sa già tutto e certo non può aggrapparsi al ricordo soave della vittoria in campionato contro Sarri. La partita con l’Inter ha fatto vedere i tentativi degli azzurri di fare qualcosa di diverso dal solito, come la pressione in avanti. Certo, non tutto è andato come si sperava, ma Gattuso se lo aspettava, anche perché qualche segnale lo aveva già avuto. Ma è sereno, in vista di mercoledì: sa che il Napoli è una squadra, con tutti i crismi e tutti i sentimenti del caso, persino con le insicurezze legate al momento straordinario da cui si arriva e occhio, sa che è una formazione che ha anche la calma dei forti. La calma di quelli come Gattuso. Ovvio, forse qualcuno lo ha deluso: Elmas, per esempio. Ma anche Politano. Ed è certo che qualcosa cambierà tra due giorni al cospetto del centrocampo juventino. Dunque, se Fabian starà bene, ma i segnali sono positivi, toccherà a lui la maglia da titolare. Ma una chance ce l’ha anche Allan, il cui ingresso in campo è apparso di grande impatto. Difficile il recupero di Lobotka mentre Mertens ha dosato le forze ma scenderà in campo all’Olimpico regolamente. Da oggi, dopo il break soprattutto mentale di ieri, Rino inizierà a parlare ai suoi della Juventus, di come affrontare Ronaldo e tutti gli altri. Il modello di riferimento sarà la gara del San Paolo.
STIPENDI
Se tutto andrà come ipotizzato da Giuntoli negli ultimi giorni, la mensilità di marzo arriverà in queste ore. Una mano tesa che serve a stemperare un nervo scoperto della squadra azzurra. Poi, almeno una mensilità, sarà oggetto di contrattazione individuale (quella di maggio) mentre aprile è legata a doppio filo alla finale di Coppa Italia, come se ci fosse una parte variabile. Che però non tutti hanno gradito. A proposito: nel contratto di Gattuso non ci sono bonus legati alla conquista di un trofeo che manca a Napoli nel 2014. Probabilmente, pensare di poter vincere qualcosa, nei giorni in cui firmava il contratto con il club azzurro, sembrava una mera utopia.