Oggi a Verona e poi con la Spal al San Paolo. José deve decidere: fermarsi o proseguire sino alla fine anche in Champions
“Dentro” la quarantena, quante volte ci ha pensato: e ora che almeno quella è finita, che il calcio ha ricominciato a lasciare che la clessidra scorra via velocissimo, José Maria Callejon si tiene tra le mani i granellini di sabbia e se li rigira tra le dita nervosamente. Mancano sette giorni al 30 giugno, due partite ancora, la sua Napoli può essere racchiusa in questi ulteriori centottanta minuti e poi finire lì o continuare: dipende solo da lui, da nessun altro, e a trentatré anni è lecito lanciare nell’aria una monetina e fare in modo che sia il destino un po’ a scegliere per te. Testa o cuore, vai a capire, perché c’è una parte di Callejon, dev’essere l’emisfero destro – quello che governa le emozioni, così dicono gli scienziati – che spinge per rimanere, prendersi un altro paio di coccole, andarsene anche al Camp Nou, inseguire la qualificazione in Champions League, godersela con i suoi amici di questi sette anni fantastici; e poi invece c’è l’emisfero sinistro – e quello sembra badi ai calcoli, alla logica – che sussurra di non rischiare, perché non si sa mai, a quell’età e senza un contratto. E non sono dettagli. […]
Il tempo, maledizione, adesso sembra volare via e trascina con sé spiccioli di privacy e «indiscrezioni» utili ad alimentare leggende metropolitane che i social amplificano rumorosamente: c’è una fake che irrompe, annunciando «il rinnovo», e Marta Ponsati Romero deve irrompere immediatamente: «Questo account è un falso ed è un reato che andremo a denunciare. Ma cosa ne sai di José per attribuirgli queste parole?». Perché non sa neanche Callejon cosa fare di se stesso, se aggrapparsi a questo bimestre e viverlo ancora, oppure se staccarsi da ciò che ha rappresentato la propria vita; né l’ha intuito il Napoli, che ripensa alle sue irruzioni, si staccava sempre alle spalle della linea dei difensori, giocava a nascondino con gioia, mica come adesso che invece è divorato dai dubbi e sta per chiedersi ancora quando regalarsi veramente il suo ultimo ballo.