Inviato a Castel di Sangro
Una delle prime cose che ha fatto Rino Gattuso quando è arrivato al Napoli è stato andare dal professore di italiano di Lozano. «Scusa, ma com’è che sono sei mesi che è qui e non capisce ancora bene la nostra lingua?». Il rilancio del Chucky è iniziato da qui. Perché un re Mida come il tecnico del Napoli, che molto di quello che ha toccato da quando ha messo le mani sul Napoli è diventato oro, è davvero convinto che il messicano possa essere l’arma segreta del prossimo Napoli. E non è che lo pensa solo adesso, dopo aver assistito al faccia a faccia tra Giuntoli e Raiola in cui il direttore sportivo ha spiegato che l’ex Psv non si muove da qui a meno che non arrivi una offerta faraonica (di cui non c’è traccia). Ci ha creduto da fine giugno in poi, quando ha tentato e ritentato: da esterno, falso nove, destra e sinistra. Non a caso lo ha provato nella formazione dei sogni, quella con Insigne, Mertens, Osimhen tutti insieme appassionatamente in campo. Compreso il messicano.
Non sarà stato un fulmine di guerra, ma le partite a porte chiuse hanno fatto rimbalzare ovunque, anche in tv, il suo nomignolo, che è legato al personaggio horror della sagra della Bambola assassina. Perché Rino lo ha urlato in tutte le salse quel «Chucky Chucky» che è diventato una specie di tormentone. Osservato speciale, perché Gattuso lo ha dovuto far ricominciare da zero. E prima di puntare davvero su di lui ha atteso quasi 4 mesi. In cui lui non ha battuto ciglio. Ha accettato ogni decisione. Lui era il pupillo di Ancelotti e del figlio Davide che hanno puntato i piedi l’estate scorsa per averlo in azzurro. Un investimento da quasi 50 milioni, superato solo quest’anno con l’arrivo di Osimhen. Per un po’ c’era chi sperava che questo amore degli Ancelotti per Lozano spingesse l’ex tecnico di Real Madrid, Chelsea a portarlo con sé all’Everton. Qualcosa c’è stato a maggio, ma l’affondo non c’è mai stato. E allora, ecco che si ricomincia da lui: Lozano.
Gattuso non ha mai usato la carota per lui. Solo bastone. Tanta panchina. Ma adesso è convinto che possa esserci spazio per un certo Napoli che ha in mente. Quello un po’ più verticale, dove chi ha il pallone punta subito ad aggredire la porta avversaria. «Non gli ho regalato e non gli regalerò nulla», spiegò a chiare lettere Gattuso dopo il successo, con suo gol, a Marassi contro il Genoa. Da ieri con la diaspora degli azzurri partiti per la varie nazionali, Lozano sarà uno degli osservati privilegiati di Gattuso. Venerdì col Teramo sarà titolare, senza alcun dubbio, e dovrà far capire che ha fatto bene il Napoli a non catalogarlo già come un flop ma a puntare al suo rilancio. Nel giorno di riposo è rimasto a Castel di Sangro dove ha pure svolto una piccola seduta di pesi. Lui è uno degli idoli del calcio messicano, una specie di Hugo Sanchez del Duemila: la tv del CentroAmerica ha riscoperto la serie A grazie all’investimento del Napoli. Ed è importante, in questo calcio, pensare anche alle tante opzioni che possono arrivare da Lozano. Gattuso lo vede cambiato, rispetto a quando è arrivato a dicembre. Un passo dopo un altro. E soprattutto, ora l’italiano lo parla e lo capisce a meraviglia. Senza l’aiuto di Fabian.