Mi sono quasi stancato di avere sempre ragione. Lo dice con ironia Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie infettive e primario al San Martino di Genova, mentre torna sul caso Genoa e sulle conseguenze del focolaio rossoblù sul Napoli. «Perché oltre a Zielinski, verosimilmente, in questo momento nella squadra ci sarà qualcuno che avrà il virus in incubazione».
Il Napoli scenderà in campo con la Juventus domani, stando a quanto stabilito in Lega: è un rischio?
«I giocatori si sono allenati e, quindi, avranno avuto contatti con Zielinski. Quindi, da ora in poi, ripartono nuovamente i giorni per capire se ci sono altri contagiati, con una nuova possibile incubazione del virus. Nei prossimi 3-5 giorni ci potrà essere qualche positivo che, però, può risultare negativo ad un tampone fatto in queste ore, ma con un’infezione che sta montando nel suo corpo. Se un giocatore del Napoli si trova in questa condizione, può diventare per i calciatori della Juventus ciò che i calciatori del Genoa sono stati per gli azzurri. È una catena».
Qual è la soluzione per spezzare questa catena?
«Bisogna rivedere il protocollo per il calcio. È evidente che questo protocollo non ha funzionato: quando c’è un caso positivo in una squadra, lo strumento migliore rimane la quarantena. Per il calcio possiamo passare da una 14 a 7 giorni, con un tampone, poi, per tutti, per far in modo che il campionato non si falsi. Il caso Genoa dimostra che un tampone ogni 2-3 giorni non intercetta eventuali positività come si sperava. È giusto cambiare il protocollo: se lo avessimo, ora il Napoli, ad esempio sarebbe in quarantena».
Con conseguente rinvio della gara con la Juventus.
«Esatto. Con questa rivisitazione del protocollo, dopo che è stato registrato un caso di positività, il gruppo andrebbe in quarantena per 7 giorni ed alla scadenza del settimo giorno, farebbe un nuovo screening».
Il Napoli è un potenziale focolaio?
«Il Napoli è come il Genoa in questo momento: un micro-potenziale focolaio».
Conferma che questa è la Waterloo dei tamponi?
«Quella fu una provocazione. Nessuno vuole sminuire l’importanza dei tamponi. In una squadra di calcio, fatto così per intercettare quelli che sono i positivi dopo un contatto, il tampone ha dimostrato di non funzionare. Nel Genoa, l’ultimo dei positivi è venuto fuori nelle ultime ore: l’incubazione, quindi, sta durando 4 giorni. I giocatori rossoblù non stanno assieme da domenica. Il virus sta montando dentro l’asintomatico, ma il tampone non lo può rilevare».
Si parla di carica virale bassa: è così anche nei casi di Genoa e Napoli?
«Il punto è un altro: una carica virale bassa può anche significare che il virus si sta moltiplicando, ma non si è ancora moltiplicato abbastanza per esser rilevato dal tampone, che rileva solo una determinata quantità. Nei tamponi che il Napoli farà oggi potrebbe essere, per questo motivo, riscontrato qualcosa in più, così come in quelli che farà nel post-partita con la Juventus. E lo stesso iter potrebbe accadere ai bianconeri».