Ha probabilmente sempre negli occhi «la grande bellezza» del Napoli di Sarri che dominava in lungo e in largo, dall’inizio alla fine. Di quel Sarri a cui, invece di trattare il ritocco dell’ingaggio, preferì Carlo Ancelotti. Ecco. Il mal di pancia di Aurelio può avere un senso solo così: come un sospiro rivolto a bei ricordi, come capita a chi ripensa per un attimo ai tempi del liceo. Crisi tra Gattuso e De Laurentiis congelata? Magari sì, o magari non c’è mai stato nulla di serio. Certo, a vederli insieme al Britannique guardare alla tv Milan-Inter non sembravano neppure l’un contro l’altro armati. Di sicuro, il patron sarà presente anche domani allo stadio per la gara con il Parma che è quella che conta di più perché per il patron c’è solo il campionato in cima ai pensieri. L’altra sera De Laurentiis è andato nello spogliatoio dello Spezia per fare i complimenti a Italiano per il gioco dei liguri. Il tecnico è, con Juric e De Zerbi uno dei tecnici della serie A con cui ha più contatti. Da tempo. Ringhio ieri ha regalato un giorno di riposo: ha visto stress mentale e fisico nei suoi giocatori e ha anche deciso questa sera di non fare ritiro per far staccare la spina ai giocatori: la squadra si rivedrà direttamente domattina a Castel Volturno per la rifinitura.
Non è Sarri, Gattuso, che non leggeva nulla e faceva di se stesso un’isola. Si sfoga. «Non capisco le critiche, che senso ha adesso creare questo clima?», ripete. E poco importa che di fatto De Laurentiis non ha mai esternato ufficialmente il suo malcontento. E che mercoledì ha solo smentito «illazioni e tutto il resto». Dopo essere calato precipitosamente a Napoli allo scopo dichiarato di rassicurare Gattuso sul pasticcio della presunta voglia di cambiare allenatore (pare sia stato proprio Allegri, uno degli uomini di calcio con cui più spesso si confida, a suggerirgli di volare in ritiro senza perdere tempo), De Laurentiis ha anche regolarizzato il pagamento degli stipendi, primo tra tutti in Italia (e ieri la Figc ha fatto slittare a maggio la data limite dando ossigeno a un bel po’ di società in difficoltà). Il giorno dopo la vittoria con lo Spezia, tutto il nervosismo di Gattuso è andato via. Non rischiava nulla giovedì sera ed è convinto di non rischiare nulla neppure domani con il Parma. E neanche con il Genoa. Si fida della sua squadra, gli è piaciuta la reazione. Al secondo tempo non ha dato peso, perché la partita era diventato null’altro che un’amichevole sul 4-0. De Laurentiis non ha ancora chiaro il quadro delle perdite del 2021 e per questo vive nell’incubo: in estate taglierà il monte ingaggi, venderà alcuni big (ci proverà, almeno, come un anno fa) e un conto è farlo con i proventi Champions, un altro senza. A Verona era deluso, il patron. È il suo modo di liberarsi dall’incubo, è il suo modo di concepire il calcio. Come quando manda sms per suggerire la formazione o i cambi da fare tra una partita e un’altra. Ma, ecco, ci sta. Ora l’unico possibile epilogo della vicenda, a questo punto, pare obbligatorio: in caso di risultati positivi nella prossima settimana, serve un ulteriore chiarimento diretto tra allenatore e proprietario, per impedire che la stagione si trasformi in uno stillicidio di punzecchiature e smentite, che rischiano di indebolire pericolosamente la forza del Napoli. Perché Gattuso questo teme: il contratto non è un pensiero prioritario (sennò non avrebbe messo di volta in volta delle nuove condizioni) ma teme che a pagare il prezzo di queste critiche sia il rendimento della squadra. Che possa avere un alibi al cospetto di questo momento. Perché in questi giorni serena non è. Insigne, nel dialogo col gruppetto di tifosi lo ammette: «Leggiamo le critiche e ci restiamo male».
Il giocattolo è suo e ne fa quello che vuole. Se vuole cacciare Gattuso, lo farà. Non è la prima volta che De Laurentiis fa trapelare il suo dissenso (sia pure sussurrato) verso un suo allenatore senza curarsi troppo delle conseguenze. L’esperienza insegna che a questo tipo di esternazioni non segue necessariamente la rottura traumatica: spesso sono prese di distanza momentanee. Gattuso va per la sua strada, male che vada sarà libero a giugno di andare dove gli pare. Ed è certo – chissà perché – che non ci saranno rotture prima. Ha chiarito che non si dimetterà. Domani sarà ancora una volta in campo con il 4-3-3, ovvero l’organizzazione di gioco del primo Gattuso. Ci sono meno di 24 ore per preparare la partita. Con calma, serenità, pacatezza. Questo è il calcio ai tempi del Covid. Si gioca senza mai allenarsi.