A parte il fatto che al Napoli mancano il leader (Mertens), il regista (Demme), la stella d’attacco (Lozano), il pilastro di difesa (Koulibaly che va solo in panchina oggi) e un altro po’ di indisponibili qua e là sparsi per il campo, a Gattuso va tutto bene. Qualche muscolo ha ceduto negli ultimi tempi, ma per Ringhio uno no: il cuore del Napoli. Ed è attorno al suo pulsare che si dovrà costruire la partita perfetta a Bergamo. Magari con il soccorso di un altro organo: il cervello. «Pochi giorni fa in Coppa Italia abbiamo perso, ma abbiamo anche capito tante cose su di loro». Su queste cose, in meno di un giorno e mezzo, il Napoli ha lavorato con la solita pazienza, sapendo che la squadra di Gasperini è impeccabile nello sfruttare i punti deboli altrui. Koulibaly sarà a Bergamo, ma non titolare. Bisogna attendere ancora perché questo stramaledetto Covid non è uguale per tutti: Cuadrado 24 ore dopo il suo tampone negativo volava nel gelo di Reggio Emilia in Supercoppa, ma non per tutti è così. Difesa confermata, dunque, e sarà quella che gioca così dalla sera (nefasta) con il Genoa e che, però, è rimasta imbattuta sia con l’Atalanta (al Maradona) che con la Juventus.
Quale Napoli spunterà dal tunnel alle 18 a Bergamo è un mistero, nell’approccio e nelle condizioni atletiche, perché l’ordalia di gare una dietro l’altra ha lasciato gente provatissima e a troppi pugni in faccia hanno abituato gli azzurri nell’ultimo mese e mezzo: un solo giorno di allenamento leggero per riprendersi dallo choc fisico, stamattina una rifinitura, e altra prova generale, poi si capirà meglio. In ogni caso, le scelte sono già fatte perché tanto sono davvero pochi i ballottaggi: l’idea è quella del 4-2-3-1 con Bakayoko al fianco di Fabian Ruiz (l’ultima volta così a Udine il 10 gennaio) con Zielinski che torna sottopunta, con ai lati Insigne e Elmas (Politano ha ancora dolore alla costola) e Osimhen là davanti. Ringhio ha voluto mandare un altro segnale alla truppa di giovanotti e meno giovanotti tanto incline ai crolli improvvisi che gli tocca maneggiare: «Sono sicuro che con l’Atalanta può arrivare la nostra svolta», li ha caricati. I toni sono questi. Del resto il ricorso a metodi ispirati ai bei vecchi maestri di scuola, quelli che menavano bacchettate sulle dita, non sembra il più adatto per questo spogliatoio a pezzi, per le troppe assenze e per i troppi risultati altalenanti.
L’impresa è tosta. Ma sarà già una vittoria provarci, senza speculare sugli alibi della fatica e delle carrettate di assenti. Qui è diverso da Granada: la vecchia guardia sa bene che all’Europa League il primo a cui non crede è proprio De Laurentiis. Ma oggi è un’altra musica: perché c’è in palio la zona Champions, le altre non perdono colpi (come la Lazio) e il terreno perso si farà fatica a recuperare. La coperta è corta, magari è pure in riserva di energie atletiche ma qui serve non perdere, chiunque scenda in campo. Gattuso lo sa bene. Perché ogni volta è un bivio: tornando senza punti da Bergamo, Ringhio rischia di vivere un’altra settimana sui carboni ardenti al pensiero della sfida con il Benevento (e nel mezzo della settimana, il ritorno con il Granada). Insomma è un grosso problema anche se oggi tornerà a Napoli (finalmente) Mertens. Ma incombono prove ardue, a cominciare da questa contro l’Atalanta di Gasperini. «Nessuno pensi che con la testa siano già al Real Madrid», ha ancora una volta ripetuto alla squadra nei pochi minuti di chiacchiera. Gattuso deve produrre il massimo sforzo per tenere il vascello in equilibrio e contro avversari che, in ogni caso, in casa non vincono dal 6 gennaio (3-0 al Parma). È la classica situazione del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, a seconda di come lo si guardi. Per De Laurentiis continua a essere mezzo pieno: vedrà la partita in tv a Roma perché poi domani sarà all’assemblea della Figc per l’elezione del nuovo presidente (a proposito, lo sfidante di Gravina, Sibilia ieri ha detto che dopo il Mondiale 2022 «se Mancini dovesse andar via non mi dispiacerebbe vedere ct uno tra Gattuso e Cannavaro o un altro campione del Mondo del 2006»).