Il tempo per trovare l’accordo con De Laurentiis c’è: possibile che la trattativa entri nel vivo in estate
Mancano solo 470 giorni: cosa volete che siano? Basta voltarsi un attimo, pensare dove fossimo, cosa facevamo, magari cosa pensavamo e cosa neanche immaginavamo un anno e tre mesi fa, il 2 dicembre del 2019, per la precisione 470 giorni fa, per rendersi conto della relatività del tempo. E comunque, il 30 giugno del 2022, il contratto di Lorenzo Insigne scadrà: e quella trattativa, va da sé – lo sanno tutti – non somiglierà neanche vagamente (con rispetto parlando), a qualsiasi altra. Un capitano non è un elemento irrilevante all’interno del club: è simbolo, è riferimento tecnico, è leader. Insigne è (anche) altro: è il napoletano del Napoli che ha segnato quest’epoca, l’ha fatto con le sue prodezze, le ombre d’una timidezza che fondamentalmente è sua e diviene però spavalderia; è il collante tra il senso d’appartenenza e il professionismo tout court. E’ anche, persino non principalmente, il talento allo stato puro, che però diventa dettaglio, e non dovrebbe, rispetto alla sua fi gura identitaria in una squadra che in lui si specchia. Non c’è un altro Insigne nel Napoli, c’è stato in epoche lontane – da Juliano a Bruscolotti a Paolo Cannavaro, recentemente – e però lui più degli altri ha dovuto sopportare insoff erenze ambientali a cui, probabilmente, ha off erto pure il proprio contributo. Però Insigne è diventato anche icona, nel suo piccolo, e tra i principali interpreti d’un calcio che con Mancini e in Nazionale ne ha ulteriormente diffuso autorevolezza.
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