«Pavoloso» napoletano: sei mesi, niente gol e tanta allegria


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Poteva fare il pompiere o il meccanico. Non ha mai immaginato di lavorare con un pallone, per giunta da professionista, così lontano dal calciatore che siamo abituati a conoscere. Leonardo Pavoletti nel Napoli non ha lasciato tracce importanti in campo ma fuori sì. Amatissimo dai compagni di squadra, meno (tecnicamente parlando) da Sarri che gli ha messo a disposizione solo una manciata di minuti. Era sbarcato da Genova accompagnato da cifre impressionanti: una rete ogni 85′, l’ideale per dare una mano dopo il ko di Milik ma con gli schemi azzurri non s’è trovato. La condizione fisica non è stata un prezioso alleato di questo attaccante livornese, zero gol in otto mesi di Napoli, da oggi un tesserato del Cagliari.

Un tipo che dice di leggere molto, che a casa non possiede la parabola, per niente consumatore assiduo del football in tv. «Quando torno a casa dopo l’allenamento o la partita, non mi frega molto del calcio. Ci sono altre cose a cui tengo, gli amici per esempio: al mio gruppo piacerebbe acquistare un palazzo e viverci con le nostre famiglie, stile hyppie».È quello che ha fatto nel Napoli, non ha acquistato alcun edificio ma ha messo in piedi una comitiva solida di amici: pochi, fidatissimi, conoscenti della zona in cui viveva, l’ex compagno genoano Perin che lo chiama Pavoloso, pappa e ciccia con lui pure in vacanza, e poi i fratelli in azzurro. Hamsik e il gruppo lo adorano, sempre allegro, collante ideale tra italiani e stranieri, una passione sfrenata per la musica, imitatore divertente, un gran feeling con gli spagnoli: «È un posto dove mi piacerebbe vivere, ne parlo spesso con Albiol, Reina e Callejon. La pioggia e il freddo mi deprimono. Amo il sole, il mare e la gente del sud».

Disincantato, il senso del dovere ficcato bene nella testa, sembra che tutto gli sia cascato addosso per caso. Nelle giovanili livornesi, si infastidiva quando lo convocavano in prima squadra: aveva altri progetti, non voleva fare il calciatore. A Lanciano la svolta della carriera, l’ingresso tra i professionisti di questo attaccante che nessuno apprezzava e che nel giardino di casa sua a Livorno da anni tiene un maiale vietnamita, di nome Mou. Lo prese che pesava dieci chili, ora ha superato il quintale, è il portafortuna preferito di Leonardo.

Il bomber si è sempre tenuto lontano dalla mondanità, spesso si traveste da clown per visitare i bambini ammalati, puntuale alle convocazioni delle Onlus di beneficenza quasi sempre scortato da Perin, il portiere del Genoa al quale ha raccontato cose incredibili di Napoli e del Napoli, quando sembrava che il numero uno rossoblù fosse un concreto obiettivo di mercato degli azzurri. Pavoletti è stato il grande personaggio dell’estate di Dimaro, una scoperta piacevole per chi lo conosceva poco, il compagno ideale per ritiri così lunghi, faticosi e noiosi. Chansonnier improvvisato ma travolgente, protagonista assoluto nella serata della presentazione della squadra in Trentino: poche volte s’è visto Sarri così divertito. Mai una parola fuori luogo, come se il ruolo di panchinaro non gli pesasse. Un leader di spogliatoio, non di campo. A Cagliari però dovrà ricordarsi di essere un calciatore. In Sardegna lo hanno voluto per i gol, non per tenere su il morale della truppa.

From: Il Mattino.

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