Le parole del tecnico del Napoli: “Scudetto? Ci proveremo partita dopo partita fino alla fine. La squadra ha ancora margini di miglioramento”
NAPOLI – “Primo posto? Ora tutti si aspettano che si stia a quei livelli, noi per primi. Stiamo bene in vetta e vogliamo rimanerci ma è chiaro che non possiamo garantire il risultato. Quello che possiamo garantire è la prestazione che dobbiamo esigere da noi stessi. Una volta tracciata una linea di demarcazione non si torna indietro. Vogliamo dare continuità”. Sono le parole di Luciano Spalletti che ha parlato nei panel promossi da Casa Corriere nell’ambito della tre giorni in corso al Palazzo Reale di Napoli. Il tecnico carica l’ambiente alla vigilia della gara di domenica contro il Verona: “La squadra ha ancora margini di miglioramento e sono fiducioso che possiamo fare di più. Domenica mancherà sua maestà (Koulibaly, ndr) ma ho una rosa di professionisti in grado di sopperire alla sua assenza”.
Spalletti ha poi elogiato Victor Osimhen, la punta del Napoli che sta vivendo uno stato di grazia: “Mi ricorda Van Basten con un po’ di tecnica in meno”. Sullo scudetto però predica calma: “Abbiamo una maglia importante da riempire di cose importanti l’ intenzione è di stare sempre bene con noi stessi e provare a vincere le partite. Ogni non successo è un appuntamento mancato. Proveremo a vincere quante più partite possibili, se poi ci sono squadre più forti lo vedremo. Ma noi ci proveremo partita dopo partita fino alla fine”.
Spalletti è poi ritornato sui fischi ricevuti allo stadio Olimpico, per la partita contro la Roma: “Ho la coscienza a posto. Chi paga il biglietto ha il diritto di fischiare. Ma io non porterei mai mio figlio a insultare un adulto allo stadio perché è da questi comportamenti che si trae la legittimità a fare altro. Ci si rimane un po’ male e penso che portare i figli ad assistere a comportamenti simili sia deprimente”.
Infine il tecnico del Napoli ha fatto un discorso sullo sport: “Lo sport ha sempre prodotto valori importanti con i suoi miti, i suoi successi e i suoi campioni, ed è chiaro che ha aiutato molti giovani che potevano essere per certi versi emarginati a tirarsi fuori da condizioni complicate, per cui dobbiamo dargli forza. Però oro il rischio forse peggiore è di doverli tirare via da una vita non autentica, destinata ai social e ai cellulari. Bisogna rimettere i giovani su quel pullmino sul quale salivo io da ragazzo, quando uscivo da scuola per raggiungere il campo da allenamento. Quel pullmino che ti fa attraversare il campo dell’ adolescenza, strade che soprattutto nelle grandi città hanno marciapiedi affollati di bancarelle e di persone che ti distraggono dalle cose importanti. Mentre se si riesce a rimanere ben saldi su quel pullmino blindati fino alla fermata dell’età adulta, quello può essere un passaggio fondamentale per mantenere inalterata la passione per lo sport”.
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