Osimhen e Spalletti a nervi tesi: il chiarimento negli spogliatoi


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Inviato a Castel di Sangro 

Un urlo. Poi un altro. Poi un altro ancora. Victor Osimhen prima si sbraccia verso un compagno, poi verso Spalletti. E in quel preciso istante finisce la sua seduta pomeridiana di allenamento sul campo Patini di Castel di Sangro.

Manca ancora un quarto d’ora abbondante alla conclusione della partitella quando l’allenatore del Napoli invita l’attaccante a uscire dal campo, a togliere la pettorina e passarla frettolosamente al giovane Ambrosino, che intanto si stava allenando in palestra. Succede tutto in qualche frazione di secondo, ma le urla e i movimenti vistosi del nigeriano ci mettono un attimo a catalizzare l’attenzione di tutti: tifosi, compagni, staff e addetti ai lavori. Riavvolgiamo il nastro. Durante la partitella a campo ridotto Anguissa commette un fallo a centrocampo su Ostigard che però non viene sanzionato dall’arbitro (Spalletti). Osimhen, compagno di squadra nei «gialli» del norvegese, prende le parti del difensore appena arrivato e inizia a sbracciarsi. Prima nei confronti di Anguissa – colpevole di essere entrato troppo duro sull’avversario di turno – e poi si rivolge a Spalletti, che a detta sua non avrebbe redarguito a dovere il camerunense. Ne viene fuori una mini-lite della durata di 10 secondi, non di più, quelli che bastano all’allenatore del Napoli a indicare a Osimhen la strada degli spogliatoi. Nel tragitto verso l’uscita del campo, poi, il nigeriano prosegue nelle proteste e si rivolge ai compagni di squadra nel vano tentativo di solidarietà. Nemmeno l’ultimo atto della sua «arringa» difensiva per Ostigard sortisce effetto. Così, rassegnato e a testa bassa, raggiunge la pancia dello stadio di Castel di Sangro a smaltire la rabbia. Solo dopo la fine dell’allenamento, quando l’umore del giocatore e dell’allenatore sono tornati alla normalità, è arrivata la schiarita, come giusto che fosse per una cosa nata e finita sul campo. All’allenatore, infatti, interessava far capire al suo giocatore di non cedere alle provocazioni che spesso riceve dagli avversari. 

 

Non sarà certo la litigata in campo a far cambiare le idee sull’attacco di Luciano Spalletti. Osimhen resta la stella fissa e attorno a lui va trovato un motore mobile che possa fare da alternativa sì, ma anche da partner. D’altra parte lo stesso De Laurentiis ha fatto capire che con i cinque cambi si può avere una rosa profonda, con tanti giocatori titolari anche se non partono tra i primi 11. E allora le idee per l’attacco sono sempre due: Giovanni Simeone e Giacomo Raspadori. L’argentino è un vecchio pallino del Napoli che infatti ha già mosso passi importanti con il Verona per intavolare la trattativa. Ma quella che porta al Cholito non è l’unica pista per l’attacco azzurro. Raspadori è molto più di una semplice idea. L’italiano ha caratteristiche tecniche tali da poter rappresentare non solo un’alternativa a Osimhen nel 4-3-3, ma anche un prezioso supporto al nigeriano in un eventuale 4-2-3-1 e questa possibilità di variante in corso d’opera stuzzica molto l’allenatore del Napoli. Ecco perché il club azzurro si è mosso con il giocatore prima e con il Sassuolo poi. Raspadori verrebbe a Napoli di corsa e lo ha fatto sapere tramite il suo agente Tullio Tinti, mentre il Sassuolo al momento frena. Non è una questione di cifre (circa 30 milioni potrebbero bastare per strapparlo al club emiliano), ma di opportunità. Il Sassuolo, infatti, sta definendo la cessione di Scamacca e Dionisi è stato chiaro con la sua dirigenza: uno tra i suoi due attaccanti deve restare alla base. Sul fronte cessioni, insiste il pressing del West Ham per Zielinski, ma al momento non ci sono le condizioni economiche per completare il trasferimento. Se uno tra lui e Fabian (che pure piace al club inglese) dovesse andare via, il primo nella lista dei sostituti è sempre Barak del Verona. 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/osimhen_spalletti_lite_napoli_ultime_notizie_oggi-6833099.html

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