La prima volta non si scorda mai. Zambo Anguissa ha scelto la serata giusta per segnare il suo primo gol con la maglia del Napoli. Sì, perché il camerunense non è certamente un bomber, anzi. È una diga, anzi una calamita che si piazza al centro del campo e recupera tutto quello che passa delle sue parti. Nel vecchio calcio, quello delle maglie che andavano dall’1 all’11 sarebbe stato un 6, ma i piedi dicono tutt’altro. Lo ha capito anche Piotr Zielinski che insieme ad Anguissa si diverte un mondo a giocare al gatto e la volpe.
Al fianco del polacco, infatti, si erge un gigante arrivato da Camerun (via Londra). Zambo Anguissa conosce le squadre inglesi, ha giocato in Premier e questi ritmi non lo spaventano: lo esaltano. Si prende la scena con il gol del raddoppio che arriva – guarda un po’ – su imbucata col contagiri di Zielinski. Le due mezzeali del Napoli parlano la stessa lingua e quando duettano è uno spettacolo. A questo si aggiunga la fisicità del camerunense che in mezzo al campo è dominante. Una sorta di spartitraffico che alza e abbassa i ritmi a piacimento. Quando gioca con questa intensità e qualità: con due veroniche lascia imbambolati i centrocampisti del Liverpool e fa ripartire l’azione alla velocità della luce. Nel centrocampo del Napoli Lobokta è il cervello, quello che fa girare la palla alla velocità della luce e innesca la manovra, ma Zambo è il polmone oltre che il cuore. Perché porta ossigeno e pompa sangue nelle arterie anche più periferiche. I mediani del Liverpool non sanno mai da che parte attaccarlo, perché lui li aggira sempre dal lato opposto. Ci mette un attimo. E sembra uno scherzo della fisica visto che trasporta una mole da elefante con la rapidità di una libellula. Non sbatte le ali, ma mulina le gambe e così velocemente da farlo scomparire alla vista di chiunque abbia la maglia rossa. Perché per quelli con la maglia azzurra invece tutto sembra di facilissima lettura. Anguissa si carica tutti sulle spalle e li trascina verso il successo. Tra i protagonisti anche Meret, che con le sue parate tiene alla larga i pericoli. «Ci sono tanto orgoglio e grande soddisfazione, il lavoro paga», ha detto il portiere. «L’estate non è stata facile perché è stata piena di voci, ma ho sempre pensato a fare il meglio e questa è una notte magica. Le ambizioni sono alte già dal ritiro sappiamo di poter vincere contro chiunque».
Il gol del raddoppio è un Monet. Un quadro impressionista nel quale la luce è tutta racchiusa nell’imbucata di Zielinski. L’ultima pennellata la aggiunte Anguissa con quel tocco preciso quel tanto che basta per spedire il pallone alle spalle di Alisson. Lo stadio ribolle e attorno ad Anguissa impazza la festa. Tutta la squadra si raccoglie in un cerchio che sa di magico. Zambo al centro, gli azzurri attorno simulando una danza che sa di happy endig.
E a proposito di genialità in campo, a godersi lo spettacolo dalla tribuna c’è Dries Mertens. Il belga si è presentato al Maradona per la prima volta da tifoso e lo ha fatto con un look impeccabile: maglia azzurra Buitoni e il 10 di Maradona sulle spalle. Anche da Istanbul l’amore per la città e la squadra non è cambiato di una virgola. In tribuna con sua moglie Kat e l’amico napoletano Claudio Boccalatte ha finito per consumarsi le mani a furia di applausi. Gradita sorpresa da parte di Dries che a ottobre potrebbe ricevere la cittadinanza onoraria e non ha mai lasciato la casa di palazzo donn’Anna a Posillipo proprio per potersi consentire sempre qualche scappatella del genere. Mattinata al mare, nelle acque di Capri, e serata da sogno al Maradona. In tribuna anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Tutti presenti per assistere a quello che è stato il primo grande spettacolo di Champions della stagione. Le oltre sessantamila voci hanno tremare le tribuna del Maradona al momento dell’inno della Champions.