La notte del 29 giugno dell’86 Napoli si colorò di bianco e azzurro e diventò una piccola Buenos Aires, con le bandiere del Napoli e dell’Argentina al vento per celebrare la vittoria della Seleccion a Città del Messico. Quella Coppa alzata da Maradona era anche la sua coppa. Ai bordi del campo dello stadio Azteca c’erano Salvatore Carmando, il massaggiatore del Napoli che aveva accompagnato Diego in quella spedizione, e Pierpaolo Marino, il direttore sportivo della società che era andato ad assistere alla finale contro la Germania.
Napoli fece festa non soltanto perché legatissima al suo Capitano ma perché intravide un ottimo auspicio per il futuro degli azzurri in quel successo. E infatti, dopo undici mesi, arrivò un’altra festa per Maradona, quella del primo scudetto. Quel giorno in Messico Diego era pieno di gioia, anche se nascondeva un segreto che tre mesi dopo tutto il mondo avrebbe conosciuto: il figlio napoletano che aveva in grembo Cristiana Sinagra. Un tormento per anni, fino a un abbraccio con Diego Jr che cancellò l’angoscia di quel ragazzo diventato adesso un bravo allenatore nel campionato di Eccellenza alla guida del Napoli United: papà Diego ne sarebbe orgoglioso.
Il Capitano non c’è più, ha lasciato la sua eredità a Messi, che neanche azzarda un paragone con il Campione che è stato e sarà per sempre la massima espressione del calcio. Ma Napoli continua sognare, perché qui gli argentini si sentono a casa loro, come ha scoperto Giovanni Simeone detto El Cholito, che respira a pieni polmoni l’aria della città e dello Stadio Maradona e sogna di vincere qui lo scudetto. E, in caso di vittoria sulla Francia, si vedranno altre bandiere di colore bianco e azzurro nelle strade di Napoli. Aspettando il 4 giugno.