Segnano sempre: già sedici gol su trenta portano la firma di Mertens, Insigne e Callejon. Ma non solo: lavorano per la squadra come pochi ai loro livelli e con la loro carriera. Li vedi rincorrere palloni ai quattro lati del campo, rientrare e affondare tackle come mediani. Sanno difendere il pallone, sanno far salire la squadra chiamandola a sé mentre ci pensano loro, e bene, a tenere gli avversari lontani. Hanno intesa, triangolano e si cercano appena possibile.
Callejon, dopo quello al Feyenoord di martedì sera, è alla rete numero sei della stagione: domenica, se segnerà al Cagliari, allungherà a cinque la striscia positiva di partite consecutive in cui realizza una rete in serie A (il record è di Higuain e Maradona: sei partite una dietro l’altra a segno).
Mai il Napoli aveva segnato con questa media nella sua storia: stracciato il vecchio primato che era stato ottenuto nel 1957/58 con 27 reti; terzo è il 2015/16 con 25. Lo scorso anno erano 21 gol dopo 10 gare ufficiali.
La goleada è stato il modo migliore per dimenticare i dolori del povero Milik: Mertens adesso non ha più rivali nel ruolo di punta centrale. Sembrava una stagione in cui il polacco e il belga si sarebbero dovuti passare il testimone più spesso che in passato; sembrava davvero una stagione in cui Dries in qualche occasione avrebbe dovuto cedere il passo al polacco. Come nella notte di Charkiv. Un ballottaggio che lo mise decisamente di cattivo umore. Il ko di Arek ora mette Mertens nella posizione di uomo solo al comando: «Come dobbiamo giocare? Come abbiamo fatto con il Feyenoord». La belva affamata di gol fiuta l’aria e avverte la trappola: il giochetto di chi deve prendere il suo posto non gli va molto giù. Ounas? Giaccherini? Inglese a gennaio? Per carità. Stiano un passo indietro. E quando Callejon, recitando alla perfezione il ruolo di pretoriano di ferro di Sarri ha risposto che «se vogliono gioco anche da attaccante centrale. Io faccio quello che mi chiedono di fare», lui il belga ha replicato incredulo: «Davvero lui ha detto questo?». Calma calma, Mertens non si disperi: lo attende un ritmo che avrebbe stroncato anche il mitico Alexei Stakanov, ma non certo lui. Però al posto dello spagnolo, meglio andarci con cautela: perché il cannibale è uno che morde anche i compagni di squadra, non solo gli avversari. E se c’è qualcuno che vuole soffiargli quel posto, ha fatto i conti senza l’oste.
Callejon ha aggiunto: «Imparerò da Dries, nel caso, a giocare prima punta». In realtà José lo ha già fatto altre volte, per l’esattezza sei in tutta la sua carriera. Una carriera fatta di ben 400 partite tonde tonde giocate tra i professionisti (217 con il Napoli, 106 con l’Espanyol e 77 con il Real Madrid) e festeggiate in Champions. Insomma, briciole: lo ha fatto per tre volte anche con la maglia azzurra. Il 27 ottobre del 2013 (con il Torino in campionato) con Benitez in panchina e il 16 dicembre del 2015, con Sarri, in Coppa Italia con il Verona (e fece anche gol). Prendendo il posto di Higuain. Il vero esperimento Sarri lo fece in Europa League, a Bruges: Callejon giocò in una specie di albero di Natale, con El Kaddouri e Hamsik rifinitori e lui punta centrale. Era il 26 novembre 2015. La porta la vide poco. Anche Pochettino e Mourinho, spinti dalla disperazione, lo hanno provato prima punta ma con esiti modesti all’alba della sua carriera.
Mertens, Callejon e Insigne possono bastare (e possono bastarsi) così, perché segnano sempre e segnano i gol giusti, quelli che contano e quelli che pesano. Non c’è mai stata nostalgia per Higuain: il tridente perfetto è questo, e Sarri si coccola i suoi gingilli. In effetti le loro partite sono sempre più spesso esemplari, tenendo conto che l’apporto di un attaccante deve essere misurato con i gol. È la quarta volta negli ultimi 4 mesi che hanno segnato tutti e tre assieme (al Torino, alla Sampdoria, al Benevento e al Feyenoord)
Mertens non ha segnato a Ferrara dopo quattro partite di fila di serie A (secondo poker dopo quello dello scorso anno) mentre Insigne nello scorso torneo ha segnato una volta per 4 partite e un’altra per 3 partite di fila. IL Cagliari, poverino, sembra cadere male: l’anno scorso prese 5 gol al vecchio Sant’Elia e tre al ritorno: insomma, Rastelli è l’avversario più comodo per allungare la regola del tre (la media gol in queste prime 10 gare della stagione.
Callejon ha abituato a partenze del genere: lo scorso anno i gol dopo sei giornate di serie A erano già 5 (doppiette a Milan e Palermo, rete al Bologna); e 4 gol erano stati pure il bottino della stagione 14/15. Insomma, non è una novità.
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From: Il Mattino.