Totò Schillaci, la moglie Barbara Lombardo: «Voleva vivere per me e i suoi figli. Ci avevano detto che era guarito». Folla alla camera ardente, domani i funerali


CONDIVIDI/SHARE

image

La maglia azzurra numero 19, quella dei Mondiali ’90 e una sciarpa rosanero sono stati lasciati sul feretro di Totò Schillaci nella seconda giornata della camera ardente, allestita allo stadio Barbera di Palermo. Anche oggi una folla di persone è arrivata allo stadio per il bomber di Italia ’90 morto ieri mattina per un tumore al colon a a 59 anni. Resterà aperta fino alle 22. 

La malattia

Schillaci da tempo era affetto da tumore è morto per una polmonite che lo ha debilitato. Ieri, sono stati tantissimi i palermitani che si sono recati allo stadio per un ultimo saluto all’ex calciatore. A rendere omaggio al calciatore palermitano sono arrivati i giocatori del Palermo, il presidente della società rosanero Dario Mirri, il presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.

I funerali

 Al cancello c’è uno striscione con la scritta: «Le tue notti magiche non verranno mai dimenticate», sistemato ieri pomeriggio. I funerali saranno celebrati domani mattina alle 11.30 in Cattedrale a Palermo: l’omelia sarà celebrata dall’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. Attese molte persone, tra cui rappresentanti delle istituzioni ma anche cittadini comuni e tifosi.

La moglie

«Totò era un galantuomo, una persona umile e io mi sono innamorata proprio di questo, della sua umiltà e della sua gentilezza. Era l’amore della mia vita…È l’amore della mia vita», dice visibilmente commossa Barbara Lombardo, vedova di Totò Schillaci, calciatore rivelazione delle notti magiche dei mondiali Italia ’90, ai microfoni di Storie Italiane su Rai1 con Eleonora Daniele. «Però i nostri figli mi danno la forza di andare avanti, guardando Mattia vedo il volto di suo padre – aggiunge – E questo affetto è meraviglioso perché mio marito ha lasciato un bel ricordo di sé stesso al di là delle sue prodezze sportive. Un uomo buono che ha lasciato veramente tanto amore, ed è quello che si vede dall’affetto delle persone».

La lotta contro la malattia

«Per tre anni e mezzo abbiamo lottato contro questa malattia.

Diciamo che lui l’aveva superata, avevano detto che era guarito e quando è arrivata la proposta di fare un programma televisivo abbiamo deciso di riprenderci la nostra vita in mano, ma dopo il rientro dalla trasmissione abbiamo fatto nuovamente degli accertamenti. Le metastasi avevano preso la parte cervicale, è stato sottoposto a chemioterapie, radioterapie, è stato veramente massacrato però lui ha lottato veramente, è stato un guerriero. Lui voleva vivere per me, per i suoi figli e fino all’ultimo ce l’ha dimostrato». «Papà lascia un dolore tremendo – commenta il figlio di Schillaci, Mattia – era un punto di riferimento per tutti e non ci sono parole. La sua storia la conosciamo tutti: una persona che dal nulla è diventato quello che è diventato. Speriamo che almeno questo rimanga come esempio per tutti i ragazzi che ci credono. Cosa direbbe papà? A volte era molto riservato, ma è giusto che tutte le persone che sono qui lo vogliano salutare».

La carriera

L’ex attaccante palermitano che negli anni Novanta, con la maglia della Nazionale, aveva fatto sognare gli italiani è morto a, 59 anni. Da tempo lottava con un tumore ed era ricoverato nel reparto di Pneumologia dell’Ospedale Civico di Palermo. Mentre giocava la partita più importante di sempre, gli italiani che lo hanno seguito con le maglie della Nazionale e poi di Messina, Juventus, Inter e Jubilo Iwata hanno continuato a lasciare sui social messaggi di incoraggiamento e affetto per il grande campione. Totò Schillaci è stato l’indimenticato bomber di Italia 90, l’eroe delle ‘Notti magiche’ azzurre come recitava la famosa canzone scritta in occasione dei Mondiali del 1990 (che in realtà non si chiama così ma il titolo della canzone sarebbe Un’estate italiana) ha marchiato a fuoco non solo una lontana estate di 34 anni fa, ma tutta la storia recente dell’Italia calcistica. La canzone cantata da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato nel tempo è diventata quasi un secondo inno per le imprese degli Azzurri. Proprio nella competizione del 1990 che la nazionale italiana chiuse al terzo posto, Schillaci si è aggiudicato i titoli di capocannoniere e di migliore giocatore della competizione. Poi nello stesso anno è giunto secondo nella classifica del Pallone d’oro, alle spalle del tedesco Lothar Matthäus, vincitore con la sua nazionale del mondiale italiano.

Nato e cresciuto nel quartiere popolare di San Giovanni Apostolo, Totò Schillaci ha iniziato a giocare nelle giovanili dell’Amat Palermo, ma il salto nel calcio professionistico lo fa nel 1982 con l’ingaggiao dal parte del Messina, in Serie C2, contribuendo nella stagione 1985-86 con 11 reti alla promozione in Serie B. Poi nel 1987 pari problemi fisici e due interventi ai menischi ne hanno compromesso la stagione, segnando solo 3 gol, ma si rifarà la stagione seguente segnando 13 reti.

From: https://www.ilmattino.it/sport/calcio/toto_schillaci_funerali_20_settembre_palermo-8363666.html

CONDIVIDI/SHARE