Dopo la partita persa ieri sera col Manchester, subito sono fioccate le ipotesi e le teorie sulle vere e profonde ragioni non tanto della sconfitta che, profilatasi inizialmente come una grandissima figuremmè, si è poi ridimensionata nel tempo come accettabile insuccesso di misura, quanto sui reali motivi per i quali il Napoli ha deciso di iniziare non dico a giocare da Napoli ma almeno a giocare a pallone esattamente un’ora dopo l’inizio ufficiale del match. Molti hanno pensato all’impatto devastante con la mostruosa velocità degli uomini di Guardiola, una via di mezzo tra treni dell’alta velocità e genti in fuga da una videolezione di Bergomi e Caressa sul modo di tirare i rigori. Altri hanno supposto (e la scelta del verbo non è casuale) che sia stato bravo il City a spiaccicare il Napoli per ben trenta minuti nella propria metà campo con una mezz’ora che al confronto quella di Enzo Cannavale dentro a 32 Dicembre per avere centomila lire era una richiesta di finanziamento pubblico per Alitalia: due minuti e jesce. Altri invece hanno pensato a un timore reverenziale dei napoletani che invece di fare come aveva detto Sarri e cioè avere il coraggio e la folle presunzione di esibirsi nel solito palleggio direttamente in faccia al City si sono rintanati nella propria metà campo mettendosi a cantare le più belle canzoni dei Take That per ingraziarsi i padroni di casa. Hysaj si era pure pettinato come Robbie Williams però purtroppo Guardiola è spagnolo e evidentemente a lui i Take That ci fanno schif’. Comunque. Qualcun altro ha pure pensato che il tardivo ingresso in campo degli azzurri potesse essere stato determinato da scelte scellerate di Sarri nella gestione della rosa nel senso che se non metti Allan dall’inizio a Manchester è normale che quelli poi si pigliano la confidenza e il centrocampo diventa la stazione della circumvesuvana di Santa Maria del Pozzo alle due del pomeriggio per cui chi si è visto si è visto e si salvi chi può.
From: Il Mattino.