Il Napoli gira ancora a 48 punti: è sempre Maurizio costante show


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In questo campionato va in scena il Maurizio costante show. Spettacolo e classifica. Senza cedere mai. Stabilmente al vertice. Il Napoli di Sarri è per la seconda volta campione d’inverno, la prima volta due campionati fa. Non basta. Girando a 48 punti, Sarri eguaglia lo straordinario girone di ritorno del campionato scorso. Contrordine, compagni. Stavolta si parte alla grande, come alla grande avevamo finito a maggio. Detto e fatto sullo slancio della preparazione anticipata per i playoff Champions. Superato l’inevitabile periodo di appannamento, dopo avere giocato alla morte contro il Manchester City, il Napoli è in corsa per l’annata della grande ambizione.

Negli ultimi dieci anni, due sole squadre hanno fatto meglio nel girone d’andata. La Juventus di Conte del 2014 (con Pogba, Vidal e Tevez) conquistò 52 punti. L’Inter 2008 di Mancini arrivò a 49 (con Ibrahimovic, Maicon, Zanetti, Vieira, Figo, Crespo).

Ci sono delle differenze nei 48 punti del formidabile girone di ritorno del campionato scorso del Napoli e i 48 di questo girone d’andata. Il Napoli fece nel ritorno più gol (52: Mertens 17 reti, Insigne 13, Hamsik 7, Callejon 7; oggi nel girone d’andata 42 gol: Mertens 10, Insigne 5, Callejon 5, Hamsik 4). Questo Napoli incassa però meno reti (13 a 17). Entrambe le formazioni azzurre hanno perso una partita in casa (con l’Atalanta nel ritorno del 2017, con la Juventus in questo girone d’andata) rimanendo imbattute in trasferta dove hanno raccolto più punti (28 fuori, 20 in casa).

È un Napoli di prodezza continua. Il Maurizio costante show. Come non riconoscerne grande merito a quest’uomo burbero, grande studioso di calcio, maestro tenace e persuasivo, appassionato del pallone nei suoi valori genuini, gioco, gioia, tradizione, dalla gavetta all’Europa, un uomo sincero al limite della sconvenienza, però leale, mai ipocrita, mai banale, con la lingua tagliente del suo soggiorno toscano e l’ironia delle radici napoletane, pacato e scortese (quando ce vo’ ce vo’), guai a stuzzicarlo con le domandine maliziose.

Maurizio Sarri ormai nella storia azzurra, Maurizio dei monumenti, come Pesaola e Vinicio, i nostri amatissimi, la grande umanità del petisso, il gioco totale del leone brasiliano che fu un anticipo della grande bellezza di questi anni nell’autarchia del calcio del secolo scorso. Vincere dando spettacolo. Sudare, soffrire, ripetere, rivedere gli errori, applicarsi sino alla sfinimento a Castelvolturno per giocare poi la partita con gioia nella sicurezza e negli automatismi degli schemi, felici di volare nell’azzurro dipinto d’azzurro.

Un colpo geniale di De Laurentiis avere pescato questo straordinario insegnante di pallone, soggiogato il presidente da quell’Empoli di Sarri che stracciò nel gioco e nel risultato il Napoli di Benitez. Arrivò, Maurizio, senza pedigrèe, la piccola bellezza dell’Empoli approdo tardivo nel grande calcio, quasi vicino ai sessant’anni, venti trascorsi con la Faellese, l’Antella, il Sansovino, il Tegoleto, la Sangiovannese su campi spelacchiati della Toscana, un assaggio di serie B con Pescara, Arezzo, Sorrento, i suoi laboratori in umiltà, la sua tenacia negli spogliatoi sgraziati dei campi minori, il suo magistero paziente con una idea di calcio ben precisa, sognando forse il titolo del film di Paolo Sorrentino, la grande bellezza.

Empolizzerà il Napoli, fu la previsione nutrita di scetticismo e ironia. In tre anni, ha triplicato il valore del Napoli portando giocatori ancora incerti a vette di meraviglia. Koulibaly è oggi uno dei migliori centrali europei. Hamsik un fuoriclasse (appena velato da una troppo pacata ambizione) al quale non ha mai rinunciato perché un fuoriclasse dalla grande intelligenza calcistica è un bene prezioso, raro e irrinunciabile. L’invenzione di Mertens centravanti, pedina di movimento fondamentale anche quando non segna. Insigne maturato e non più imbronciato sino a diventare il talento italiano di questi anni. Sono tutti frutti della mano, della passione, della pazienza, della tenacia di Maurizio Sarri, della gestione del bel gioco frainteso come sterile estetismo. Però, se gioca il Napoli, si paga volentieri il biglietto.

Un contro-italiano nel calcio, Maurizio Sarri. E se Allegri, per vedere lo spettacolo, vuole andare al circo, nessuno glielo proibisce. Però Sarri eviti di ripetere che ha scelto come unico mestiere quello di fare l’allenatore e che l’avrebbe fatto gratis. De Laurentiis su certe cose è molto sensibile e un allenatore gratis è una prospettiva stuzzicante.
 

From: Il Mattino.

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