Sfuma la speranza della rimonta ma questo Napoli merita applausi


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Il sogno è finito. È stato un bel sogno. Nessuno in
questi sette anni della Juventus ha sfidato e innervosito la
squadra bianconera come il terzo Napoli di Sarri. Ma si sa che
l’Italia è un paese per vecchie. E la Vecchia Signora di
Torino ci si trova bene.

La Juve batte l’Inter a San Siro undici contro dieci. Il Napoli
perde a Firenze dieci contro undici. Kalidou Koulibaly gigante a
Torino, nano a Firenze. Dopo solo otto minuti, espulso.
C’è una specie di nemesi nel fallo del senegalese su
Simeone. È l’identico fallo di Benatia a Madrid su Lucas
Vazquez. Mazzoleni, arbitro notoriamente sensibile, indica subito
il calcio di rigore. Il Var lo smentisce. Il fallo di Koulibay
è fuori area. Ma qui succede il peggio. Sarebbe stato meglio
il rigore e solo i giallo per Koulibaly. Il Napoli sarebbe rimasto
in undici. Amen.

Aiutati che gli arbitri ti aiutano. La Juve vince a San Siro
inseguita dal grido «Ladri! Ladri!». Non paga dazio sui
cartellini. Orsato evita ripetutamente il rosso a Pjanic dopo avere
ridotto l’Inter in dieci per settanta minuti.

Lo scudetto va a Torino. È stata una lunga sfida con quei 14
risultati iniziali (12 vittorie, 2 pareggi) del Napoli mentre la
Juve stramazzava allo Stadium contro la Lazio e veniva poi
bastonata a Genova dalla Sampdoria. A quel punto il Napoli in testa
era davanti alla Juve di quattro punti.

Così è nato il sogno, appena turbato dallo scontro
diretto al San Paolo risolto da Higuain. Ma il girone d’andata
è stato solo la grande bellezza del Napoli, la promessa di
una grande stagione, il patto di Dimaro (scudetto) che sembrava
possibile onorare. Bloccato dall’Inter, dal Chievo e dalla
Fiorentina, il Napoli riusciva a concludere la prima parte del
campionato un punto avanti alla Juve.

Nel ritorno la squadra è calata. Pur uscendo fuori dalla
coppe, denunciava una stanchezza visibile. Fisica? Mentale? Non si
sa. Cominciava un campionato in cui non tanto il Napoli doveva
vincere, sempre e comunque, ma doveva perdere la Juventus.

Invece, Madama saltava un ostacolo dietro l’altro. Vinceva a
Firenze, vinceva il derby con un gol di Alex Sandro, strapazzava il
Milan soffrendo e rimediando. Le andava bene tutto. Soprattutto
quel gol di Dybala al 93′ per vincere sul campo della Lazio. In
quella stessa giornata, alla fine di una strana partita, il Napoli
cedeva al San Paolo contro la Roma.

Gli azzurri uscivano dal campo applauditi. Il sogno era ancora in
piedi. Perché il Napoli manteneva un punto di vantaggio
sulla Juventus. Però c’era l’usura sempre più
marcata dei titolarissimi. Callejon scompariva di scena, Mertens
perdeva lo scatto. La grande bellezza si offuscava. Ma il Napoli
guadagnava un tenuta difensiva di gran livello. Bastava per andare
avanti.

Campionato in altalena con la Juve al sorpasso quando il Napoli
pareggiava sul campo dell’Inter. La difesa teneva bene, ma
lattacco non era più esplosivo. Anche la Juve arrancava. E
s’andava verso la primavera ricca di molte sorprese.

From: Il Mattino.

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