Inviato a Dimaro Folgarida
Si è piazzato al centro del ring da metà maggio e da
lì non si è mai smosso. Aurelio De Laurentiis non ha
mai dato l’illusione a nessun altro di comandare il gioco. Gli
bastano tre secondi, eventualmente, per rovesciare gli equilibri.
Da due mesi c’è sempre lui. Ci ha provato Sarri a
spiazzarlo, a metterlo alle corde: non solo ne è uscito alla
grande, ma lo ha pure mandato ko.
Che estate, quella di De Laurentiis. Sarri lo ha poi liberato e
mandato al Chelsea solo perché non avrebbe avuto senso
tenere a busta paga, per altri due anni, un tecnico che non voleva
più. Ma gli ha fatto patire le pene dell’inferno prima
di firmare la liberatoria. «Siete sicuri che andrà in
Inghilterra?», disse la settimana prima di dare il suo via
libera. Sempre in prima linea, De Laurentiis. Senza mai
improvvisare. Dalla mossa di ingaggiare Ancelotti, l’allenatore
italiano che più di tutti ha vinto in Europa, a quel
«vero o falso?» con cui dice tutto e il contrario di
tutto, senza avere nessun timore di smentire persino se stesso, di
passare da un «Arias è fatta» ad un «forse
non viene più perché prendo Ochoa».
LA CONFERENZA STAMPA
Avanti De Laurentiis. Non ha lasciato solo Ancelotti neanche nella
sua prima conferenza stampa ufficiale. Ha parlato una sola volta il
tecnico di Reggiolo (oggi la seconda) e Carletto se lo è
ritrovato al suo fianco. Non ce ne voglia El Rey della Decima: la
presenza di De Laurentiis lo ha un po’ messo in ombra. A lui
piacciono, e si vede, il protagonismo mediatico, le frasi a
effetto, le polemiche sempre scatenate e mai subite, la
capacità di tenere il centro del ring e offrire il petto.
Perché assumere su di sé la pressione dell’inizio
di «questa nuova Era ancelottiana che dovrà cambiare
il calcio italiano» (come ha detto proprio il patron) serve
anche a scaricarla dagli altri. «Volete il top player? Ma
sono io il vostro top player», ha replicato indispettito.
Lasciò tutti di stucco quando ha parlato di Cristiano
Ronaldo: «La prima telefonata Mendes l’ha fatta a me. Mi
fece capire che la chimica tra il giocatore e il Real Madrid si era
fratturata e mi disse se potevamo prenderlo. Mi spiazzò,
volevo dire di sì poi ho riflettuto e fatto la mia proposta:
ho spiegato a Mendes che avrei avuto bisogno dei primi 250 milioni
di fatturato e che a lui avrei lasciato i 100 milioni successivi.
Con la potenza di Ronaldo i soldi si fanno in un attimo. Ma Jorge
Mendes è uno che vuole bruciare i tempi».
LA MARATONA
Che estate, quella di De Laurentiis. È in Val di Sole dal
primo giorno del ritiro: ama queste montagne, passeggia tra i
boschi con Ancelotti (che ha pure ospitato in barca a Capri prima
della partenza per Dimaro), gioca a carte, esce al mattino per
passeggiare, passa ore e ore con Ancelotti, si fa invitare alle
riunioni tecniche del mattino. Altro che «l’altro»,
che si chiudeva in se stesso e concedeva e si concedeva col
contagocce. «È stato un maleducato, ho atteso una sua
risposta che non è mai arrivata», l’ultima in
ordine di tempo contro Sarri. Che, durante la presentazione a
Stamford Bridge aveva provato a dire: «Ho commesso degli
errori ma anche De Laurentiis ne ha commessi». Per
carità. «Io non ho fatto errori, voleva pure
smantellarmi il Napoli e le sue parole non mi sono piaciute»,
la risposta del numero uno azzurro. La lunga estate calda, non
c’è che dire.
From: Il Mattino.