Napoli, Ancelotti e i cori razzisti: «Chiederò lo stop della partita»


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Siamo in un tunnel da un bel po’ di decenni. Solo che adesso
grazie alla crociata di Carlo Ancelotti iniziata a Coverciano in
occasione della cerimonia della Panchina d’Oro, sembrano
essersene accorti tutti. Bene, verrebbe da dire, meglio tardi che
mai. Ma poiché Carletto non vuol fare la fine dei crociati,
che partivano pieni di corazze e fede ma non si sapeva che fine
avrebbero fatto, decide che bisogna passare dalle parole ai fatti.
Subito, forse perché anche stupito dagli atteggiamenti
improvvisamente buonisti del presidente federale Gravina. E allora,
avverte subito: «C’è un regolamento, se a Bergamo
partiranno cori razzisti o di discriminazione, così come da
norme esistenti, il capitano chiederà all’arbitro di
interrompere la partita. Se saremo insultati, ci faremo
rispettare». Lo scorso anno in 9 trasferte su 19, sono state
sanzionate le squadre che hanno ospitato il Napoli per cori
discriminatori. Ma non basta.

Il sistema calcio ha pesanti responsabilità se
all’improvviso tocca a un allenatore che dall’Italia
mancava dal 2009, partire all’assalto con questi toni. Le multe
non bastano più e neppure le chiusure dei settori, par dire
Ancelotti. Che insiste: «Bisogna farlo, senza timore.
C’è bisogno della volontà di tutti per mettere
fine a questa situazione, dei tifosi per primi che devono capire
che insultare gli altri è una cosa inutile. E parlo anche di
quelli del Napoli: la squadra ha bisogno del sostegno e solo di
quello e i tifosi azzurri non devono perdere energia per insultare
squadre o giocatori avversari. Lo ripeto: se saremo insultati, ci
sono delle regole e le faremo rispettare». È ospite di
Kiss Kiss e tra una dedica musicale alla squadra («Yes I know
my way» di Pino Daniele) e la hit di Rita Ora
«Anywhere» alla moglie ribadisce la sostanza del suo
messaggio. Perché è arrivato il sacrosanto momento di
superare anni di impunità e vergogna con sanzioni più
severe (che ci sono). L’intolleranza va bandita. Una volta per
tutte. De Laurentiis sogna i Daspo. E Ancelotti non fa alcuna
marcia indietro.

From: Il Mattino.

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