Alla scoperta del nuovo Barcellona di Xavi


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CALCIO EUROPEO – Occhio alla Liga

Ore 20.20 dell’8 novembre, e dalla Spagna arriva il comunicato ufficiale: uno dei migliori centrocampisti della storia torna nella sua Catalogna, questa volta nelle vesti di allenatore. Pochi giorni dopo, da Barcellona giunge un’altra notizia importante: ritorna al Camp Nou anche Dani Alves, che ha iniziato ad allenarsi appena ha potuto con la squadra blaugrana, anche se potrà scendere in campo solo a gennaio. Una restaurazione in grande stile, quindi, come diretta conseguenza della rielezione dello storico Presidente Laporta a capo del Club.

Ed eccoci ad oggi, 20 novembre, quando alle 21, a 12 giorni dall’arrivo del nuovo tecnico, dopo la pausa per le qualificazioni ai mondiali, il Barça scenderà in campo per il derby contro l’Espanyol. Le parole del tecnico spagnolo nella conferenza pre-partita sono state tutte mirate a magnificare le notevoli qualità della sua squadra, dedicando attenzioni supplementari al talento classe 2004 Gavi, che potrebbe giocare sia come mediano, sia come esterno largo.

Come potrebbe dunque posizionarsi in campo la squadra Blaugrana, che grazie a questa rivoluzione punta a tornare al livello del Barcellona di Pep Guardiola, sotto la guida di uno che quel periodo l’ha vissuto da protagonista?

Xavi Hernández, così come ha dimostrato in Qatar alla guida della sua ex squadra, punta su un gioco la cui chiave è tenere il più possibile il pallone, appena raggiunta la metà campo avversaria. Il modulo che usa più spesso è un 3-4-3, ma -come ha più volte dichiarato- questa definizione teorica, è una cosa a cui fa relativamente poca attenzione. La disposizione tattica infatti è variabile, ma l’obiettivo resta quello di tenere la palla per avere più occasioni, e pressare molto alti per recuperare la sfera nelle zone più offensive. In questo 3-4-3, oltre alla linea difensiva composta da 3 centrali, troviamo in mediana 2 centrocampisti difensivi e 2 offensivi, per completare lo schieramento con 2 esterni molto larghi e profondi, e una punta centrale.

Nell’idea di gioco di Xavi, si parte dalla costruzione dal basso, che ormai è un punto fondamentale nel gioco della maggior parte delle squadre di calcio moderno, inevitabilmente attirando pressione da parte del reparto offensivo avversario. Ed è proprio su questo che si basa il gioco del tecnico spagnolo: la gestione della pressione avversaria. Cercare sempre l’uomo libero e la superiorità numerica in qualunque fase di gioco, per arrivare il più velocemente possibile nella metà campo offensiva. Lì, cercare ossessivamente la verticalizzazione vincente.

Leggendo o guardando video di questo sistema di gioco – che appare spettacolare ed efficace- tutti i movimenti sembrano molto semplici, ma non è così: per gli avversari, infatti, gli automatismi studiati in allenamento dalle squadre guidate da Xavi sono molto difficili da captare, e il giro palla è così veloce da lasciare molte formazioni senza “mosse” per contrastarlo.

Arrivati quindi nella metà campo avversaria, Xavi porta 10 uomini al di là della linea di centrocampo, sfruttando densità e soprattutto ampiezza del suo schieramento, cercando di formare quadrati e triangoli attorno al portatore di palla durante il possesso, in modo da fornirgli sempre più alternative di scarico, e allargare e stringere continuamente il gioco. Gli avversari, di fronte a questo modo di giocare si trovano spesso schiacciati, e ciò li porta a tenere “alto” al massimo un solo attaccante, per provare a dare profondità alla propria squadra.

Per creare sempre superiorità numerica, senza restare eccessivamente scoperti in caso di ripartenza, Xavi prova a tenere 2 uomini, tra centrocampisti e centrali difensivi, impegnati a marcare l’avversario o gli avversari rimasti alti, mentre a tutti gli altri compagni di squadra resta il compito di continuare a creare superiorità in ogni zona del campo. Ma c’è di più: nella filosofia di gioco di Xavi il possesso insistito non deve mai diventare sterile. Il tecnico, infatti, parla spesso dei molti inserimenti studiati negli allenamenti, che riguardano soprattutto esterni e trequartisti, con la punta centrale che crea spazi muovendosi tra i difensori.

Di un “mosaico” tanto affascinante, resta a questo punto un ultimo tassello da analizzare meglio, un aspetto su cui molti, sicuramente, continuano a nutrire dubbi: l’affidabilità della difesa. Pur tenendo conto della profonda diversità tra il campionato qatariota e quello spagnolo, anche sotto questo punto di vista l’ex centrocampista blaugrana sembra molto preparato. La sua fase difensiva si basa principalmente su una pressione molto alta, che inizialmente lascia gli avversari “liberi di scegliere” tra lancio lungo a cercare gli attaccanti o costruzione dal basso, ma che prevede movimenti precisi per ciascuna delle alternative. Se viene scelta la seconda soluzione, ad esempio, la squadra di Xavi applicherà una pressione molto alta al fine di chiudere agli avversari ogni possibile linea di passaggio, già all’altezza della propria trequarti, grazie a sistematici raddoppi di marcatura. Spesso, dunque, alla squadra che affronta un tale sistema non resta che cercare sbocchi offensivi con lanci lunghi. L’undici di Xavi, in questa circostanza, punta a farsi sempre trovare pronto sulle “seconde palle”, per recuperare il pallone immediatamente dopo la probabile sponda del giocatore opposto.

Sarà quindi possibile rivedere un Barcellona simile a quello di Guardiola? Sarà il gioco di Xavi competitivo anche in un campionato importante, in un calcio più fisico e senza i campioni di una volta? Sicuramente i calciatori avranno molta fiducia in lui e daranno il massimo. Non ci resta che osservare il cammino del Barcellona nelle prossime giornate, e il suo rendimento nei match internazionali, per dare un giudizio su quanto avrà inciso l’ex campione su una delle panche più “hot” d’Europa.

 

Claudio Ciniglia

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