La diagnosi è “infiammazione della sinfisi si pubica”: oggi esami decisivi. Lorenzo non vuole saltare la sfida Champions con il Barca
NAPOLI – Detto così, c’è da restare un po’ straniti: «Infiammazione della sinfisi pubica». E questo è il linguaggio medico, al quale (giustamente) non è possibile sottrarsi. Ma praticamente, e senza poi girarci intorno, Barcellona si spalancherà, o si chiuderà definitivamente, solo stamattina, quando Lorenzo Insigne si accomoderà a Pineta Grande e lascerà che la
scienza lo illumini: dentro o fuori… Le sensazioni contano e il linguaggio del corpo ha un senso e forse persino un valore: ma per non illudersi, quel (cauto) ottimismo della volontà d’una domenica «diversa», consumata a perdersi nei propri pensieri, può servire a mitigare l’umore ma non a illudersi.
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Alle ventidue e trenta di sabato sera, mentre piangeva a bordo campo, Lorenzo Insigne ha sospettato di dover essere stato costretto dal destino a rinunciare alla madre di tutte le partite, quelle che a cui non è possibile rinunciare. Ma dopo un’ora e mezza, e al risveglio – ieri mattina – la percezione del dolore era evaporata, ma non sparita: saranno indispensabili gli esami strumentali, per consentirsi la certezza d’un benessere assoluto che adesso manca. E non basta l’ostinazione, ma in aiuto può arrivare solo la scienza. Ieri, comunque il capitano del Napoli svolto una seduta di terapia.
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Insigne è in questo momento la rappresentazione più fantasiosa del Napoli, è l’intelligenza più viva e più presente negli schemi e negli impatti, è la sintesi del sacrificio nelle due fasi, è poi (anche) statistica che riempie gli occhi: pure quest’anno -e siamo a cinque stagioni consecutive – è andato in doppia cifra; è in questo 2019-20 a lungo «disgraziato», con Zielinski è il giocatore che ha messo su il maggior numero di presenze in campionato; ma per non farsi mancare nulla, lo scugnizzo non si è negato una scorpacciata di assist (e sono otto), ma soprattutto è l’uomo che ha tirato di più
(149 volte) e che ha infiocchettato occasioni come nessun altro (99). Basta e avanza, a Gattuso e alla squadra, per starsene stamattina preoccupati, in un angolo di Castel Volturno, ad attendere la diagnosi.
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