Bufera Napoli, caos fra Ancelotti e De Laurentiis: ecco cosa succederà


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Il presidente potrebbe trattenere il 5% dagli stipendi dei giocatori. Nel frattempo tocca all’allenatore risolvere questa brutta storia: sabato si gioca

Quante ne ha viste? In quel giro del Mondo, rotolando nel pallone, c’è stato (quasi) mezzo secolo per scoprire quest’Universo ampio: e però, da Milano a Madrid, da Roma a Monaco, da Parigi a Londra, da una Champions all’altra, chissà se si fosse mai addensata dinnanzi al sopracciglio la virulenza di un ammutinamento, la prepotenza d’una rivolta! Quando il San Paolo è svuotato sugli spalti, ma è colmo d’ira nello spogliatoio, Carlo Ancelotti è già immerso nei propri pensieri che s’aggrovigliano, ulteriormente, mentre intorno nelle turbolenze non ci sono freni per rimettere ordine: le parole restano sono rumori sordi e lo scenario, a quel punto, è sospeso in quelle ombre si sono prese persino la coscienza. «Niente ritiro», l’hanno deciso i calciatori, però «si va in ritiro», cioè ci va lui, lui e suo figlio, lui e suo genero, lui e il suo staff , lui e i medici, lui e i fisioterapisti, lui e quello che prova, che sente, che teme, perché è lapalissiano che qualcosa di enorme sia capitato, come mai in vita sua: non l’aveva sfiorato l’idea e neanche immaginata, che potesse accadere proprio a lui, il più Grande o uno dei più Grandi, di ritrovarsi nel caos più assordante, travolgente. Lui e Davide, stanno lì, lui e Mino, il marito di sua figlia Katia, stanno lì, dialogano con Giuntoli, analizzano, osservano fantasmi che si sono posati intorno a Castel Volturno e che Ancelotti ha già strapazzato con ironia: «Non sarà l’ultima cena».

Castel Volturno è ad una serie di boccate di sigarette, dipende dallo stress e dal nervosismo, e Ancelotti, come ogni allenatore, è un uomo solo, con le sue scelte, con le proprie decisioni, con le sue riflessioni: il Napoli ha deciso per il ritiro e un tecnico non può sottrarsi, obbedisce oppure saluta e le rese non gli appartengono, non ora che quel pareggio con il Salisburgo pareva avesse il valore di un’opzione per gli ottavi di finale, non in questa scommessa personale, quella di rimettersi in gioco in Italia, dalla quale uscirebbe ammaccato nel morale, nelle certezze che ancora resistono sulla possibilità di costruire qualcosa, fosse anche un ciclo da concludere quando verrà il momento che ancora non scorge. Non è ora il giorno, nè un martedì di Champions e men che meno un mercoledì, perché dimettersi non rientra nel costume di un uomo che le «imprese» preferisce affrontarle e non sfuggire, anche quando diventano complesse, persino rischiose. E comunque, nonostante tutto, non avverte neanche il pericolo dell’esonero, non ha avuto modo di «annusare» l’aria nel primo, lunghissimo, notturno confronto telefonico con De Laurentiis; né gli viene il sospetto, al risveglio, quando il presidente è di nuovo al cellulare, che possa germogliare una decisione così traumatica.

Poi la routine serve a distrarre, il campo, l’allenamento, non un sospiro che si possa ascoltare, mentre invece c’è fermento nel Napoli, tra reazioni mediatiche da imbastire e una linea che va decisa, anche con i legali, per fronteggiare l’atteggiamento rivoltoso della squadra, per tentare di imporre le regole. Tocca a lui, è scritto nel comunicatola responsabilità decisionale in ordine alla effettuazione di giornate di ritiro è affidata all’allenatore Carlo Ancelotti»): ruoterà intorno a lui il Napoli, che venerdì sera tornerà in albergo a Castel Volturno e ci resterà per prepararsi al Genoa. Ma questo è un dettaglio che in cinquant’anni di calcio non gli è sfuggito: sta cominciando un’altra sfida, dovrà restituire al Napoli non solo uno splendore che si è andato smarrendo ma anche principi (si direbbero etici) che sono stati cancellati, senza riuscire a fronteggiarli. E servirà Ancelotti Carlo, il leader (calmo).

From: https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/napoli/2019/11/07-63134034/bufera_napoli_caos_fra_ancelotti_e_de_laurentiis_ecco_cosa_succeder/
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