Cali e infortuni, ecco il perché ​della flessione del Napoli


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«Mio figlio di 12 anni fa allenamenti migliori dei
nostri», questo il primo attacco ricevuto da Carlo Ancelotti
quando allenava il Bayer Monaco. Parole di Arjen Robben durante la
gestione dell’allenatore italiano in Germania. Non esattamente
uno spot da copertina, ma che evidentemente andava a minare le idee
di Ancelotti, allenatore che ha migliorato e arricchito le proprie
conoscenze in materia, proprio grazie alle tante esperienze in giro
per l’Europa.

IL CALO
In Inghilterra, ad esempio, le squadre fanno anche due giorni di
riposo a settimana e gli allenamenti possono durare anche poco
più di un’ora. Questo cosa vuol dire? Che la cosa
principale è la qualità dell’allenamento, pur
senza dimenticare che ogni sessione è fondamentale. Quindi
va bene allenarsi meno, ma l’importante è farlo bene.
Questa è anche la teoria del preparatore atletico del Napoli
Francesco Mauri (figlio d’arte, suo padre Giovanni è
stato per anni nello staff di Ancelotti prima di lasciare al figlio
il testimone) che ha più volte ribadito di essere un
sostenitore della teoria di Cristiano Ronaldo «Troppa acqua
uccide le piante». Ma intanto il calo della condizione
atletica del Napoli negli ultimi mesi (diciamo da gennaio ad oggi)
è sotto gli occhi di tutti. Una cosa è certa:
Ancelotti ha un’idea di allenamento moderno. Ovvero ha oramai
abbandonato i vecchi retaggi legati ai «gradoni» di
Zeman o alle ripetute nei boschi. Le sue sono teorie moderne,
basate costantemente sul’utilizzo del pallone. Ma attenzione,
quando si eccede con il lavoro tecnico-tattico, il rischio è
di abbassare troppo l’intensità.

From: Il Mattino.

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