Fabio Cannavaro ha fatto collezione di gare come quella tra Napoli e Liverpool. E il Pallone d’oro torna su un campo di Champions mercoledì sera, perché sarà una delle voci di Prime Video, con un altro grande ex azzurro, Pocho Lavezzi. «Che grande notte di calcio che mi aspetta. Non so perché, ma un briciolo di emozione ce l’ho per questo mio ritorno sia pure come commentatore. La cosa più difficile? Trattenere la mia gioia quando il Napoli farà gol».
Ha sempre detto che in pochi hanno la mentalità di Klopp.
«Ma è così, è legato anche alla sua cultura, quella del calcio tedesco. Il suo è un atteggiamento sempre offensivo, è vero, ma non mi pare che tralasci il lavoro dei difensori. Non è un caso, anzi, che ci sia grande attenzione da parte sua quando il possesso ce lo hanno gli altri».
In cosa è cambiato il Liverpool vice campione d’Europa?
«Gli inglesi rispetto all’anno scorso hanno perso qualcosina. Mané lavorava tanto in fase difensiva oltre che in quella di finalizzazione ed è evidente che stiano faticando ancora. Con l’Everton hanno sofferto la loro aggressività e hanno trovato una squadra che non ha sbagliato nulla nella propria metà campo. I Reds sono spietati, sono cinici, vivono sugli errori che i propri avversari commettono sulla trequarti, pressano e ti spingono a sbagliare. E appena lo fa ti puniscono».
Ecco, la chiave della gara del Napoli sembra essere questa?
«Lo è. In uscita il Napoli dovrà avere le antenne drizzate al massimo. È un lavoro fondamentale quello che dovranno fare i vari Lobotka, Anguissa, Zielinski: perché il Liverpool difficilmente ti grazia perché vive per questo».
Ci potrà essere un peso legato al fatto che per molti azzurri è un esordio in Champions?
«L’inesperienza non esiste. Se uno è bravo, lo è anche in Europa, se uno gioca bene con la Lazio può fare le stesse cose anche con il Liverpool. La gara ha una lettura evidente: sulle fasce bisogna raddoppiare su Diaz e Salah, perché non bisogna lasciare Di Lorenzo e Mario Rui da soli. Quindi Kvara e Politano o Lozano sanno bene quello che devono fare…».
La cosa più bella della serata all’Olimpico?
«La reazione. Prima mezz’ora ho visto una squadra molle, con troppi giocatori addormentati. Meno male che c’è stato Kvara a dare la scossa a tutti con quelle sterzate che hanno rialzato la squadra».
Il Liverpool mezz’ora così non la perdonerebbe?
«Ma mica solo il Liverpool. In Champions nessuno ti fa passare liscia una così lunga fase di amnesie e di sbandamento. Ma questo Luciano (Spalletti, ndr) lo sa. Ajax e Rangers, valgono le tre migliori della serie A, come intensità, ritmo, qualità del gioco».
Che girone è quello del Napoli?
«Non impossibile, in fondo male non è andata. Il secondo posto è alla portata, ovvio che sulla carta il Liverpool farà corsa da solo: diciamo, tranne la trasferta ad Anfield, nulla mi sembra insormontabile».
Lei ad Anfield ha fatto gol?
«Vero, con la Juventus. E potevo farlo pure nella gara di ritorno dove dovevamo vincere 1-0 per passare. Ma presi il palo».
A Liverpool stava per andarci?
«Sì, ma sulla panchina dell’Everton. Ma alla fine hanno scelto Lampard».
Perché i club di Premier ci sembrano così avanti?
«Per l’intensità delle loro partite. Dove sono i tempi morti? Dove sono le fasi di studio che durano una vita? Anche le ultime in classifica hanno un gioco propositivo. Non come qui da noi».
Juve, Milan e Inter hanno chance di fare strada in Champions?
«Il problema di tutte le italiane e che vanno in Europa senza essere allenati a certe partite. Ed è per questo facciamo fatica. Di tutte e tre il Milan è quello più europeo. Ha una squadra che si adatta di più alla Champions, anche se i gol che ha preso nel derby fanno effetto».
Tra i colleghi commentatori chi ammira di più?
«Adani è uno di quelli che studia, però anche Ambrosini e Costacurta sanno come presentarsi. E poi c’è Ciro Ferrara, oh, lui sì che è il migliore. Sarà un bella sfida con lui che fa questo da tanto tempo».
Ancelotti domina in Europa: perché?
«Lui ha la forza di chi sa dare la convinzione di poter vincere contro chiunque, perché dà tranquillità, non ti dà ansia, è un fratello maggiore ma anche un papà. Come lo era Schuster che mi diceva: se uno sbaglia, perché devo saltargli addosso, gli do pressione e alzo la possibilità che per la tensione possa sbagliare di nuovo. Carlo è così».
Rivince la Champions?
«C’è il Manchester City che con Haaland che è impressionante».