Inviato a Maynooth
La sua voglia di vendetta dura da quel maggio del 1984. È
più forte di lui. Quando c’è il Liverpool di
mezzo, ecco che a Ancelotti viene sempre in mente quella finale di
Coppa dei Campioni persa con la Roma all’Olimpico. Che lui vide
dalla tribuna, perché aveva guai al ginocchio ma che quando
uno glielo ricorda gli brucia ancora come se poi, nel frattempo, in
questi 34 anni, non ne fosse passata di acqua sotto i suoi ponti.
Stasera si ritrova davanti la squadra del suo destino perché
la leggenda di Ancelotti, il re d’Europa, passa anche per la
beffa di Istanbul, con la Champions stravinta e poi regalata nel
2005 ai Reds di Benitez. E al riscatto di Atene, due anni dopo,
sempre contro Rafone.
LE COPPE MANCANTI
È solo una amichevole, ma provate a dire ad Ancelotti che
per poche ore il Liverpool di Klopp sarà un semplice
sparring partner. Vede rosso, Carletto. Contro il Liverpool non ha
mezze misure: vuole vincere. Sempre. Da calciatore quella Coppa
dalla grande orecchie gli manca, certo. Anche perché avrebbe
avuto ancor più senso poter gioire con il maestro, il barone
Liedholm. Anche se poi, dopo, col Milan di Sacchi ne ha vinte due
di finali di Coppa dei Campioni. E pure adesso che nessuno ha
trionfato come lui da allenatore, dalla sua bacheca pare esserci un
vuoto.
PRIMO TEST DI RILIEVO
Il Liverpool per il Napoli di Ancelotti è un gran bel test:
peraltro, visto che gli inglesi sono in fascia 1, potrebbe anche
essere un anticipo della fase a gironi della Champions. Ancelotti
non vede l’ora di capire di che pasta è fatto il suo
Napoli: nel pomeriggio irlandese (in campo alle ore 19 ore
italiana), nell’Aviva Stadium dove l’Italrugby ogni volta
le prende di brutto, gli azzurri hanno lo sguardo verso
l’Europa che conta. Spazio al blocco degli anziani del gruppo,
anche se Koulibaly ieri ha avuto un attacco febbrile e
chissà se recupera in tempo (in tal caso, pronto
Maksimovic). Ha voglia di iniziare con il piede giusto: vuole avere
subito un risultato che dia fiducia al suo gruppo. Non gli
piacciono le voci di contestazione che arrivano dall’Italia,
non vuole che la squadra lavori in un clima difficile, di
pessimismo che lui trova ingiustificato. D’altronde, per farsi
amare dai tifosi azzurri sa bene che non bastano i trofei vinti:
deve vincere anche qui. Di Napoli gli piace la mancanza di
formalismo: sa che potrà andare al ristorante vestito come
gli pare, non c’è mica il dress code dei parigini o dei
londinesi. Gli piacciono i suoi giocatori, gli piace come sta
cambiando volto il centro sportivo di Castel Volturno, gli piace
l’idea di essere l’allenatore più in vista che torna
in Italia per provare a rompere il monologo della Juventus.
From: Il Mattino.