Il trionfo ai rigori, firmato dallattaccante meno atteso. Tra Insigne e Mertens spuntato lui, Milik, autore del quarto rigore, quello che ha consegnato al Napoli la Coppa Italia, il primo trofeo dopo il lockdown. Condannati Sarri e la Juve. Maurizio resta senza trofei italiani, dopo la Lazio (Supercoppa) stato il Napoli a mandarlo allinferno. Perfetta lesecuzione dei rigori di Insigne, Politano, Maksimovic e appunto il polacco che dovrebbe lasciare la squadra azzurra e trasferirsi a Torino. Il Napoli ha vinto il trofeo e si è assicurato l’Europa League, ma a Gattuso non basta: quando ha riunito la squadra a centrocampo l’ha sollecitata, insieme a De Laurentiis, a puntare alla Champions. Il gruppo si è ricompattato proprio grazie a Rino, che ha vissuto giorni di profondo dolore dopo la morte della sorella. Un lavoro straordinario, perché bisognava ricostruire lo spogliatoio, prima che la squadra. E ieri sera, quei giocatori che a inizio novembre si erano ribellati a De Laurentiis non tornando in ritiro, hanno lanciato il presidente in aria, come era accaduto a Roma nel 2012 e a Doha nel 2014, in occasione delle altre due finali vinte contro la Juve. In quel gruppo si è sentita anche la parola “soldi”: ci sono la questione stipendi e multe che tengono banco, ma possono essere affrontate adesso con maggiore serenità. Sarri non è riuscito in dieci mesi ad aprire un ciclo con i bianconeri e rischia seriamente di chiudere subito questo rapporto, perché c’è il rischio di inciampare anche in campionato e in Champions; a Gattuso sono bastate poche settimane. Ci ha messo il cuore e ha riportato la squadra in alto, tenendo il gruppo saldissimo e dando spazio anche a chi, come Callejon, dopo la finale non è riuscito a trattenere le lacrime.
Il Napoli ha avuto in pugno la partita nel primo tempo, annullando il divario di 24 punti in classifica rispetto ai bianconeri. Si è giocato molto nella metà campo azzurra, un’autentica fortezza, ma le azioni più pericolose sono state firmate dagli uomini di Gattuso, predisposti al sacrificio – dal pressing alto ai ripiegamenti – e lucidi in zona gol. Alla fine, alla Juve – che aveva riportato CR7 sul lato sinistro e sistemato Dybala al centro – sono rimaste un paio di occasioni favorite dalle leggerezze commesse da Callejon e Koulibaly. Attento Meret, tornato tra i pali per la squalifica di Ospina con l’obiettivo di rilanciarsi anche in vista della ripresa del campionato. Concentrato il giovane friulano per 90’ e poi abile a respingere il primo rigore di Dybala.
Il Napoli non si è limitato a una difesa ossessiva, con la chiusura di tutte le linee di passaggio e una gabbia – Di Lorenzo, Callejon e Fabian – per l’ex Pallone d’oro. Ha creato gioco e pericoli, lavorando molto sul lato destro, dove Alex Sandro è andato in difficoltà contro l’efficace Di Lorenzo. Insigne ha colpito un palo su punizione (il diciannovesimo in questa stagione e sarebbe poi arrivato nel finale il ventesimo di Elmas: i legni hanno inevitabilmente inciso sul corso dell’annata) e nel finale prima Demme e poi il capitano hanno sollecitato gli interventi di Buffon. Si è visto poco Mertens, di cui nel pomeriggio era stata annunciata la permanenza in azzurro per altre due stagioni: non era in perfette condizioni fisiche ma non ha voluto saltare la sfida, tuttavia dopo un’ora Gattuso è stato costretto a tirarlo fuori perché non riusciva a scattare e a saltare l’avversario, non prendendo in considerazione la sua presenza per i rigori.
Milik e Politano per Callejon e Dries, così il tecnico ha cercato di dare impulso all’attacco in una ripresa inizialmente scialba. Emergeva la stanchezza delle due squadre, lunghe, poco lucide e imprecise al tiro. Politano azzardava più dello spagnolo l’inserimento a destra, mentre Milik – proprio lui candidato a indossare la maglia della Juve nella prossima stagione – falliva una grande occasione appena entrato in campo, ma si sarebbe riscattato alla grande con il rigore decisivo, quello che ha assegnato la Coppa agli azzurri. Per i bianconeri era complicato trovare spazi nella trequarti avversaria perché gli azzurri lottavano su tutti i palloni e ritrovavano la compattezza del primo tempo, neutralizzando tutte le manovre della squadra di Sarri che provava a sfondare sui lati e ripartendo, anche perché potevano contare su una migliore condizione fisica pur avendo giocato la semifinale un giorno dopo. Prima di arrivare ai rigori, al 92’, le ultime clamorose occasioni erano di Maksimovic ed Elmas: parata di Buffon sulla linea e palo. Una prodezza che l’ex campione del mondo non sarebbe riuscito a ripetere sui tiri che hanno assegnato la Coppa Italia 2020. Là l’unica magia l’ha compiuta Meret.