«Così con quei tre gol alla Juve entrammo nella storia del Napoli»


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Il signore della Champions domani proverà il miracolo. Un
miracolone, ecco. Carletto Ancelotti rivedrà l’Arsenal
per tentare un’impresa che a un altro Napoli riuscì.
Esattamente 30 anni fa. All’andata dei quarti di finale della
Coppa Uefa 1988-1989 gli azzurri persero il derby italiano con la
Juventus proprio per 2-0 al Comunale. Al ritorno al San Paolo
finì 3-0 per il Napoli. «Il ribaltone si può
pensare. Servirebbe una scintilla, una sola» dice
l’allenatore di allora, Ottavio Bianchi.

Non sono proprio come gli anni del libro di Dumas, ma serve davvero
qualcosa di simile a un romanzo d’appendice per poter riuscire
a ribaltare il risultato dell’andata. Non serve la Kriptonite,
ma poco ci manca. Ottavio Bianchi e Luciano Moggi di quel Napoli
erano l’allenatore e il potente (già allora) direttore
generale. Di quella vigilia che portò al ribaltone ricordano
ogni cosa. Moggi, però, giura che del nome dell’arbitro,
il tedesco orientale Kirschen, non c’è traccia nella sua
mente. «Ricordo solo le proteste della Juve subito dopo, ma
quella vittoria fu nettissima e meritatissima. E ci spalancò
le porte al primo e unico successo europeo del Napoli».
Piano, piano, anche Bianchi si scioglie. «Certo che ricordo
cosa dissi ai miei giocatori prima di scendere in campo: nulla. Non
dissi proprio nulla. Li guardai negli occhi e basta perché
so bene che prima di certe gare ogni parola è inutile. Non
c’era certo bisogno di caricare Careca o Maradona o Francini,
io ai discorsi motivazionali non ho mai creduto: guardai negli
occhi i ragazzi e capii che c’erano. A quel punto, mi misi da
parte e aspettai di scendere in campo».

From: Il Mattino.

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