Da qualche mese, complice il ruolo centrale in Nazionale, Lorenzo Insigne sembra diverso, maturo, meno evaporante. Poi, certo, come dice Rino Gattuso ride poco e mugugna molto, ma quello ha a che fare col carattere, e forse con una insoddisfazione che lo marca più stretto di molti difensori. Sono tra quelli convinti che un giro all’estero con ritorno a Napoli gli avrebbe fatto bene, che un paio di anni in una squadra come l’Arsenal potevano renderlo molto più forte, sul campo e nella testa.
È andata diversamente, e ora, forse trattandosi di un dribblatore meglio metterci sempre il dubbio quel grado di maturazione sembra essere arrivato. Tocca sperare che trovi una continuità, va bene anche questa delle ultime partite con gol e presenza decisiva contro la Roma, leggerezza con l’Az in Europa League, e un gol, assist e giocate col Crotone, due su tre non è male, soprattutto se segna con il suo tiro a giro, quello che ha mutuato da Alex Del Piero.
Sembra aver ritrovato la geometria euclidea del tiro in porta, la precisione che condanna difese e portieri e mette il Napoli al sicuro dai tormenti del campo. Quello che prima era un trascinatore monco, ora sembra aver trovato la completezza della leadership, e pure l’istinto e l’abitudine del gol. Proprio quando tutti avevamo perso le speranze, vedendolo zidaneggiare in Nazionale con Mancini, e poi perdersi col Napoli, disertando la funzione principale del gol e del protagonismo nelle azioni dei gol altrui, Insigne è tornato, con la malizia del calciatore autunnale, avrà sentito il tempo passare per la prima volta e si è messo a correre e segnare.
Prima era tutto un dolersi, un dribblare corrugato, quasi con un peso sulla coscienza, un lasciarsi andare per poi riprendersi, un sembrare senza essere, e in molti abbiamo sperato che questa lunga condizione di precarietà nella classe, questo andare e venire dal lusso calcistico, questo su e giù nelle classifiche e nelle pagelle potesse finire. E, adesso sembra davvero finito. Si è fatto coinvolgere dal suo talento, ed ha cominciato a crederci, di nuovo.
La punizione contro la Roma era un grande segno, e ora il gol al Crotone, ancora un destro a giro a cercare l’angolo lontano, a inseguire l’ultimo spazio possibile, e a trovarlo, dove prima c’erano pali e traverse o peggio centimetri fuori dai pali e dalle traverse, ora c’è la precisione del gol, l’ululato della palla che entra in porta. E se da una parte è interessante come Insigne sia uguale a se stesso, al suo se stesso migliore, è meraviglioso vedere come questa uguaglianza abbia quella che possiam chiamare la senilità calcistica, messosi al riparo da tutto, rassegnato a Napoli e alle sue ossessioni, è cresciuto andando incontro al suo destino si veda come libera Lozano nell’area del Crotone, al messicano non resta che l’indecisione di quale parte della rete colpire e ai gol che gli spettano.
Questo dicembre sarà decisivo, per Insigne e da lui dipenderà il futuro del Napoli. Deve solo continuare a giocare in questo modo, libero dai fantasmi del passato, senza rivaleggiare con altri, cercando la purezza dei gesti che gli appartengono, con l’aggiunta della saggezza delle tante partite sbagliate, dei gol mancati, degli slalom non andati a buon fine, dei passaggi troppo lunghi o troppo corti. Insigne sembra finalmente destinato a dimostrarci la sua grandezza, si spera non solo a Crotone, ma per tutti i campi o quasi della prossima stagione. Finalmente gioca con un moto allegramente distruttivo delle difese altrui e non di se stesso, strizzando l’occhio a chi l’ha aspettato per troppo tempo.